La firma è di Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera. Ed il contenuto è di enorme importanza per il settore dell’informazione:
Cari colleghi
Questa lettera vi complicherà la vita. Ma la discussione che ne scaturirà ci permetterà di investire meglio nel nostro futuro di giornalisti del Corriere della Sera. E costituirà uno spunto importante per una discussione di carattere generale che la nostra categoria non può rinviare all’infinito. Di che cosa si tratta? In sintesi vi potrei dire: investiamo di più nel giornale e nella qualità, ritorniamo a dare spazio ai giovani, ma ricontrattiamo quelle regole, in qualche caso autentici privilegi, che la multimedialità (e il buon senso) hanno reso obsolete. Con molta fatica, grazie soprattutto al vostro senso di responsabilità, stiamo completando una ristrutturazione dolorosa ma necessaria che non ha messo però in cassa integrazione diretta alcun collega, com’è avvenuto in tutte le altre testate
Con queste parole De Bortoli ha introdotto una sua disamina del modo in cui il Corriere della Sera ha intenzione di passare ad un nuovo modo di pensare il giornalismo ed il mondo dell’editoria. Il modo in cui Internet si sta imponendo ha infatti reso obsoleta la vecchia organizzazione in redazioni a tenuta stagna: la divisione tra “cartaceo” e “non-cartaceo” non ha più motivo d’esistere ed il cambiamento nella forma deve aver ricadute anche nella sostanza. De Bortoli quindi scrive una lettera aperta che intende buttare in pasto alla critica affinché si possa aprire una nuova fase: «diversa, ugualmente impegnativa».
De Bortoli spiega che il suo ruolo è quello di stimolare l’editore affinché continui ad investire nel progetto, ma al tempo stesso occorre mettere a frutti tali investimenti creando una infrastruttura valida, una organizzazione performante, un modo di lavorare adeguato. Verrà arricchita l’offerta editoriale, si assumeranno 10 giovani all’anno per rinfrescare le risorse del gruppo, si tornerà ad investire sulle cronache locali. Di qui, però, anche la scomoda proposta calata sul capo dei giornalisti. Parole di fuoco per un giornalismo di carta: inevitabilmente, un incendio.
In questi mesi abbiamo compiuto significativi passi avanti nell’arricchire la nostra informazione, non solo sulla carta, ma anche e in particolar modo sul web. Sono state lanciate nuove iniziative. Edizioni del giornale sono disponibili, per la prima volta anche a pagamento, su Iphone e smartphone. A due mesi dal lancio degli abbonamenti al giornale su Ipad, abbiamo già toccato la soglia delle settemila adesioni, la metà delle quali per un periodo di sei mesi o un anno. Gli streaming di Corriere tv sono ormai largamente superiori a molti, e importanti, canali televisivi. L’industria alla quale apparteniamo e la nostra professione stanno cambiando con velocità impressionante. In profondità. Di fronte a rivolgimenti epocali di questa natura, l’insieme degli accordi aziendali e delle prassi che hanno fin qui regolato i nostri rapporti sindacali non ha più senso. Questo ormai anacronistico impianto di regole, pensato nell’era del piombo e nella preistoria della prima repubblica, prima o poi cadrà. Con fragore e conseguenze imprevedibili sulle nostre ignare teste.
De Bortoli lo dice a chiare lettere: «Non è più accettabile che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione». Ma non solo. L’attacco è sferrato nei confronti di un certo modo di fare il giornalismo e soprattutto nei confronti di una certa casta che protegge sé stessa nel nome di vecchi accordi e rifiuta una lecita concorrenza nel nome di una priorità acquisita con meriti ormai passati. De Bortoli chiama ad una maggiore apertura, una maggior concorrenza interna, un maggior piglio innovativo. E lo fa con parole di fuoco e di estrema importanza:
Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l’edizione Ipad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la riluttanza con la quale si accolgono programmi di formazione alle nuove tecnologie. Non è più accettabile, anzi è preoccupante, il muro che è stato eretto nei confronti del coinvolgimento di giovani colleghi. Non è più accettabile una visione così gretta e corporativa di una professione che ogni giorno fa le pulci, e giustamente, alle inefficienze e alle inadeguatezze di tutto il resto del mondo dell’impresa e del lavoro
Fermezza e collaborazione. Il direttore propone ai suoi giornalisti di sedersi attorno ad un tavolo e discutere lo stato dei fatti. Se non si giungerà ad una risoluzione, si arriverà alla frattura ed alla denuncia dei patti integrativi. Se invece un compromesso sarà trovato, la vittoria sarà di tutti. E si aprirà ufficialmente un nuovo modo di pensare il giornalismo.
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