Si arricchisce di una nuova puntata la vicenda che vede protagonista l’ormai celebre Decreto Romani. A prendere posizione è adesso anche il presidente dell’AGCOM Corrado Calabrò, che non ha mancato di esprimere i suoi dubbi sulla validità delle norme che il decreto tenta di introdurre.
Dopo la presa di posizione di Roberto Cassinelli, che aveva difeso il decreto, le parole di Calabrò non sono altrettanto favorevoli al contestato decreto, anzi, il presidente di AGCOM arriva a definirlo addirittura “inutile” nonché “restrittivo”, come peraltro gran parte degli osservatori aveva fatto da notare sin da subito.
Per Calabrò, la stessa norma è in netto contrasto con la normativa europea, al punto da dire con certezza che essa potrebbe causare non pochi problemi con la Commissione Europea. Ma oltre a questo, le critiche vanno al di là della mera questione sulla fondatezza normativa del decreto, puntando piuttosto alla sua reale efficacia, su cui Calabrò dice:
Restrittivo e inutile; restrittivo in quanto avoca a sé il diritto di decidere se i contenuti sono legittimi o non, inutile perché è praticamente impossibile mantenerne sotto controllo la pubblicazione stessa, considerando che è molto semplice, in caso di chiusura, riaprire le stesse pagine sotto altro nome.
Le perplessità del presidente di AGCOM sono relative anche alla norma che affida all’autorità per le garanzie nelle comunicazioni di intervenire e perfino di chiudere i siti ritenuti “illegali” secondo la propria discrezione, usurpando quell’autorità che spetterebbe, secondo Calabrò, esclusivamente ad un giudice.
Insomma una presa di posizione netta che farà discutere non poco, anche perché arriva proprio dal presidente di una delle autorità chiamate in causa dal decreto, ponendo quindi ulteriori dubbi non solo verso la legittimità di tali norme, quanto riguardo la reale utilità delle stesse per favorire la crescita del Web nel pieno rispetto della legge.