Le potenzialità del machine learning cambieranno il mondo. Così ha affermato Google, che sta puntando e investendo ingenti risorse su tutto ciò che riguarda l’IA. L’ennesima dimostrazione arriva oggi con la firma di un accordo che lega la divisione Health di DeepMind, concentrata sullo sviluppo di soluzioni dedicate all’ambito medico, all’ospedale NHS Royal Free Hospital Trust di Londra.
Al centro della partnership c’è un’applicazione chiamata Streams, creata con l’obiettivo di fornire al personale dell’istituto uno strumento diagnostico efficace, rapido e affidabile per identificare i soggetti a rischio IRA (infezione renale acuta), basandosi sui dati raccolti nelle loro cartelle cliniche. In futuro, secondo DeepMind, lo stesso approccio potrebbe essere impiegato anche per intervenire prontamente sui pazienti potenzialmente affetti da setticemia e per valutare le probabilità di rigetto di un organo trapiantato.
In termini concreti, l’app avvisa i medici e gli infermieri in pochi secondi quando un paziente ha urgente bisogno di assistenza, offrendo un migliore servizio a chi si trova ricoverato. Le statistiche parlano chiaro: in un anno decine di migliaia di persone muoiono negli ospedali britannici a causa di fattori che potrebbero (e dovrebbero) essere diagnosticati e curati in maniera più celere. Inoltre, il 40% di coloro che finiscono nei reparti di terapia intensiva lo fanno perché non sottoposti con sufficiente prontezza alle cure adeguate. È qui che entra in campo la tecnologia, più precisamente l’intelligenza artificiale, un sistema invisibile, efficiente e in grado di effettuare analisi nonché prendere decisioni in tempi estremamente più brevi rispetto all’essere umano. Ovviamente, l’ultima parola spetterà sempre e comunque ai medici.
In seguito al test di un prototipo e alla registrazione presso MHRA, la prima versione di Streams è pronta per essere fornita al personale medico dell’ospedale Royal Free all’inizio del 2017. Ci si aspettano miglioramenti immediati relativi alla sicurezza dei pazienti soggetti ad infezione renale acuta.
In realtà i test a cui ci si riferisce riguardano un accordo siglato nel febbraio dello scorso anno e che è costato pesanti critiche ad entrambe le parti in causa, per due motivi: innanzitutto l’app non era stata registrata in qualità di dispositivo medico presso MHRA (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency), poi sono stati sollevati legittimi dubbi in merito alle modalità di scambio delle informazioni cosiddette PID (Patient Identifiable Medical Data), ovvero quelle mediche riconducibili all’identità dei pazienti. La nuova partnership mira anzitutto a risolvere questi problemi, per consentire di avviare il progetto all’inizio del prossimo anno.
Mustafa Suleyman, co-fondatore di DeepMind, assicura che il rispetto della privacy dei pazienti è una priorità. Restano comunque da chiarire le esatte modalità con le quali le informazioni verranno condivise dall’ospedale con il sistema di machine learning e con l’applicazione Streams.