Negli ultimi giorni, non si fa altro che parlare di DeepSeek. Ossia il nuovo chatbot AI lanciato dalla compagnia cinese capace di ottenere risultati pazzeschi a fronte di un costo di sviluppo pari a soli 5,6 milioni di dollari. Punto di forza il modello R1, sviluppato per farlo arrivare in breve tempo ai risultati di giganti del settore come OpenAI e Google.
Ma non è tutto rose e fiori per DeepSeek, anzi. L’app è stata innanzitutto rimossa sia dall’App Store di iOS che dal Play Store di Google, oltre a risultare inaccessibile nella sua versione web. E non solo perché, proprio nelle scorse ore, OpenAI ha lanciato una pesante accusa. Pare infatti che i suoi modelli AI siano stati copiati per poter addestrare R1.
DeepSeek ha copiato i modelli di OpenAI? Tutti i dettagli
Che la startup cinese DeepSeek sia stata in grado di alzare un polverone in tutto il mondo, è ormai un dato di fatto. Non solo per via delle funzionalità disponibili al lancio e per la potenza di questo modello di AI, ma anche e soprattutto per come il mercato ha reagito a tutto questo. Eloquente il crollo delle azioni di Nvidia, così come le preoccupazioni fatte emergere dalla concorrenza. OpenAI su tutte, che non ci sta e ha accusato l’azienda di aver copiato i suoi modelli.
Qualora la notizia dovesse venire confermata, si tratterebbe di una possibile violazione dei termini di servizio. Il che porterebbe a conseguenze disastrose per DeepSeek. Entrando nel dettaglio, l’accusa dice che il modello R1 è stato creato con la tecnica della “distillation”. Che si basa sull’utilizzo dei risultati generati da un modello AI più avanzato, col fine di addestrarne uno più piccolo.
Intanto, anche in Italia il Garante della Privacy si sta muovendo in prima linea per capire quali dati personali degli utenti vengono raccolti, da dove provengono e come vengono utilizzati. La risposta da parte di Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence dovrebbe arrivare entro i prossimi 2o giorni.