Quello che voleva essere un semplice ricordo fotografico dedicato ai propri colleghi prossimi alla pensione ha finito per scatenare pesanti critiche e polemiche, oltre ad indurre il Garante della Privacy ad aprire un’indagine in merito per accertare eventuali violazioni.
Sono queste le pesanti conseguenze che ha comportato l’upload su Facebook, da parte di un’infermiera 29enne dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine, di 48 immagini che ritraggono lei e i medici del reparto di terapia intensiva.
La giovane è accusata di aver caricato, senza autorizzazione, anche i volti di alcuni pazienti senza occuparsi del loro offuscamento.
Sono mortalmente dispiaciuta, pensavo che il mio album fosse privato e le foto visibili solo ai miei amici.
Non volevo renderlo pubblico. Ho semplicemente raccolto foto, scattate in tempi diversi, per farne un album ricordo per dei colleghi che andavano in pensione. A mio giudizio i pazienti sullo sfondo non erano riconoscibili, perciò non ho sfumato le foto. Non volevo ledere l’immagine di nessuno.
La paziente apparsa sulla prima pagina del Corriere è mia collega e amica: la foto è stata scattata per festeggiarla dopo un’operazione che aveva subito.
Questa la giustificazione addotta dalla donna, dopo che la notizia è rimbalzata su quotidiani, siti Web e TV in seguito ad una prima pubblicazione su Corriere.it.
La Polizia Postale di Udine, una volta a conoscenza dell’accaduto, ha interpellato i gestori italiani del social network, che in poco tempo sono risaliti al profilo incriminato, al fine di imporre la rimozione delle fotografie.
Un’azione per cui difficilmente si può dubitare della buona fede ma che offre un ulteriore spunto per riflettere su come ancora oggi, in piena era Web 2.0, spesso manchi il necessario buon senso nell’utilizzare i servizi che la Rete mette a disposizione.