ICOM Simulations (fondata come “TMQ Software” nel 1983) era una software house con sede a Wheeling, Illinois.
È principalmente conosciuta per aver creato la serie MacVenture: quattro avventure grafiche che hanno introdotto la caratteristica interfaccia punta e clicca.
- Déjà Vu: a Nightmare Comes True (1985);
- Uninvited (1986);
- Shadowgate (1987);
- Deja Vu II: Lost in Las Vegas (1988).
Il MacVenture engine fu scritto per il primo gioco della serie, Déjà Vu: a Nightmare Comes True sviluppato per il Macintosh nel 1985, e in seguito convertito su numerose altre piattaforme.
L’interfaccia a finestre del gioco ha uno stile “desktop” del tutto nuovo: gli oggetti possono essere raccolti dallo scenario e, con una semplice operazione di drag and drop, aggiunti all’inventario dove sono presenti i comandi standard del menu come “Save as… “.
Gli oggetti possono essere anche selezionati e usati contemporaneamente (tenendo premuto il tasto Shift) ed è presente anche la funzione “Clean up” che ordina l’inventario in modo inverso, come avviene nel Finder.
L’interfaccia usata dal MacVenture engine si appoggia al sistema operativo e conferisce al gioco l’aspetto e le funzionalità di una comune applicazione, e proprio come avviene in un qualsiasi programma, le varie finestre del gioco possono essere arrangiate a piacimento dell’utente e può essere cambiato anche il font usato per il testo.
Anche i salvataggi sono memorizzati come semplici file separati, a differenza degli adventure games dell’epoca che predisponevano un numero di slot.
I MacVenture games sono giocati con una vista in prima persona e anche in questo si discostano dalla classica impostazione delle avventure Sierra e LucasArt. La finestra principale mostra lo scenario dal punto di vista del giocatore, una finestra secondaria ne fornisce una schematica rappresentazione dall’alto e indica le uscite. Il nome della locazione corrente compare come titolo della finestra.
“Self” e un’altra speciale finestra che fa riferimento al giocatore e permette di associare particolari oggetti come indumenti, ecc.
L’approccio punta e clicca evita di dover usare dei comandi testuali, ad eccezione di alcuni dialoghi occasionali che andranno inseriti in un’apposita area di testo. Tutti gli eventi prendono luogo nella finestra grafica principale, mentre il risultato delle azioni che decidiamo di compiere è descritto in un’altra finestra testuale che fornisce così una specie di resoconto sullo svolgimento del gioco. Per eseguire un comando dobbiamo per prima cosa selezionare un verbo nella parte alta dello schermo e poi cliccare su un oggetto, un personaggio o qualsiasi area sensibile dello scenario.
Le azioni più comuni (come “esamina”) possono essere compiute semplicemente con un doppio-click, un grandissimo passo avanti rispetto alle avventure dell’epoca ancora vincolate ad un’interfaccia testuale.
Presentata in una finestra monocromatica di 256×171 pixel, la grafica è dettagliata e interattiva ma rimane per lo più statica.
Qualche sporadica animazione si presenta quando il giocatore compie qualche azione o entra in una stanza.
Déjà Vu, il primo gioco della serie MacVentures, fu compattato in due floppy disk da 400k del Macintosh e per far questo furono scritte appositamente delle speciali routines di compressione delle immagini.
Il sonoro mono a 22-kHz è discreto anche se consiste esclusivamente di effetti sonori, porte che si aprono cigolando e pochi altri rumori relativi alle azioni.
Déjà Vu è un’avventura noir ambientata a Chicago nel 1941.
Il protagonista è Theodore “Ace” Harding, un ex-pugile che ora svolge il lavoro di investigatore privato.
Quando iniziamo una nuova partita, siamo salutati con “Good morning”/-“afternoon”/-“evening” a seconda dell’ora del giorno.
La prima area nella quale ci troviamo dopo esserci svegliati è un bar. Nella nostra pistola mancano tre colpi e lì accanto c’è un uomo assassinato. Ciò che è peggio è che siamo sotto l’effetto di un veleno che ci ha fatto perdere coscienza dell’accaduto. Il nostro scopo è trovare l’antidoto per riacquistare la memoria e scoprire esattamente cosa è accaduto; c’è un limite di tempo per far questo, dopodiché la nostra memoria sarà irrimediabilmente persa e il gioco terminerà.
I flashback sono ricorrenti e contengono informazioni decisive per lo svolgimento del gioco.
Gli scenari sono molto dettagliati e presentano una moltitudine di oggetti con i quali è possibile interagire; questo conferisce un senso di profondità all’ambiente.
Le descrizioni sono scritte con stile letterario e danno un’impostazione seriosa all’avventura.
La possibilità di spostarsi liberamente di locazione in locazione, e il fatto di poter lasciare in qualsiasi posto gli oggetti raccolti, rende il gioco realistico, non lineare, ma a volte frustrante proprio per il rischio di perdersi qualcosa per strada.
L’inventario diventerà presto sterminato anche perché è possibile raccogliere oggetti che non serviranno alla risoluzione del gioco.
Déjà Vu non ha una storia particolarmente originale e i personaggi sono abbastanza stereotipati, ma va ricordato per l’innovazione tecnica che ha introdotto: l’interfaccia punta e clicca e il motore MacVenture che diventerà il marchio di fabbrica della ICOM.
Gli furono attribuiti numerosi riconoscimenti e vinse il premio come Best Entertainment Product nel 1986.
Fu convertito per le principali piattaforme dell’epoca nel 1987 (Commodore Amiga, Apple II, Atari ST, Commodore 64, IBM PC).
In queste versioni fu curiosamente tradotto anche il nome “MacVenture”; nelle schermate di caricamento e sulle confezioni troviamo così “Atari Venture” o “PC Venture”.
Nel 1990 ne fu scritta anche una versione per il Nintendo Entertainment System.
Una versione di Déjà Vu con nuova grafica e sonoro fu rilasciata per Microsoft Windows 3.1 nel 1993 e in seguito anche per Game Boy Color.