«La federazione dell’industria musicale italiana, FIMI, ha accolto positivamente l’iniziativa della Procura di Cagliari nei confronti di alcuni ISP italiani che non hanno ottemperato al blocco del sito pirata BtJunkie, ordinato dal magistrato qualche mese fa»: il plauso della FIMI consente alla vicenda di emergere, mettendo in luce il comportamento di alcuni Internet Service Provider contrari all’oscuramento di un sito pirata ed il conseguente comportamento della Procura di fronte ai fatti.
BtJunkie è l’erede della Pirate Bay ed in breve tempo ha rastrellato l’utenza che l’irraggiungibilità della Baia ha lasciato orfana di un tracker bittorrent affidabile. Secondo quanto indicato dalla FIMI, l’Italia era il secondo paese al mondo (dopo gli USA) in termini di visitatori su BtJunkie, attratti da 4 milioni di file illegali pronti a giungere sui desktop di 600 mila utenti italiani. L’investigazione della Guardia di Finanza ha però portato all’affossamento del sito tramite l’oscuramento del dominio ed in breve tempo il 67% dell’utenza italiana di BtJunkie ha dovuto virare altrove le proprie ricerche.
Spiega Enzo Mazza, presidente FIMI: «L’offerta illecita da parte di siti pirata collocati all’estero, è una spina nel fianco delle piattaforme legali di musica e va colpita con determinazione, sorprende la posizione di noti provider di consentire il collegamento ai propri utenti in contrasto con quanto ordinato dall’autorità giudiziaria. Riteniamo l’azione promossa dalla magistratura di Cagliari molto importante per dare un segnale che l’illegalità non può essere tollerata né favorita in alcun modo, soprattutto da parte di aziende che offrono servizi di di telecomunicazione, il cui ruolo è determinante nel porre fine alle violazioni come previsto dalla direttiva sul commercio elettronico».
Update
Noti i nomi dei due provider coinvolti: trattasi di Fastweb ed NGI.