Forse Moggi non sapeva. Forse Moggi non immaginava. Ora che tutti sanno quanto le telefonate siano comunicazioni pressoché trasparenti, ora che la politica si sta muovendo in ogni modo per tornare ad offuscarne i contenuti, si capisce che la rete telefonica non è un territorio al di fuori della legge, anzi. Un luogo ancora immune dalle intercettazioni, però, sembra esserci e potrebbe anche essere sempre più usato: Skype.
La polemica è stata lanciata da un articolo della BBC secondo cui, stando a voci provenienti dalla magistratura italiana, il crimine nel nostro paese si stia progressivamente spostando sul VoIP. Skype, in particolare, sarebbe uno strumento perfetto per il modo in cui riesce a sfuggire alle maglie delle intercettazioni.
A distanza di anni, insomma, sembra giungere una indiretta risposta alla domanda che ci si poneva su Edit già qualche anno fa: e se Moggi avesse usato Skype?
La polemica sembra destinata a crescere, sebbene il più ampio discorso sulle intercettazioni telefoniche possa mascherare il più ristretto ambito della decodifica delle comunicazioni su Skype. Sarebbe peraltro un buon segno: sapere che la politica ha imparato ad usare Skype sarebbe di per sé un passo avanti, qualunque sia lo scopo, nella direzione di una maggior alfabetizzazione informatica della nostra classe dirigente. E d’ora in poi se vedremo un deputato con uno Skypephone, sapremo forse il perché.
Riflessione maligna a latere: il Pacchetto Sicurezza chiede agli ISP di filtrare i domini macchiatisi di reato o di apologia di reato. Così formulato, l’emendamento D’Alia non prevede invece il filtraggio della comunicazione su Web. Forse perché di Skype, a differenza di Facebook, ora ce n’é specifico bisogno?