Un nuovo potenziale nemico di Facebook inizia a muovere i primi passi, mostrandosi però per ora ad un pubblico piuttosto ristretto. Dopo il rilascio del codice sorgente del progetto, gli sviluppatori di Diaspora hanno deciso di dare il via ad una prima fase di test, invitando alcuni utenti a provare la versione Alpha della nuova piattaforma sociale nata per offrire un’alternativa al noto sito creato da Mark Zuckerberg.
Principale obiettivo è quello di garantire agli utenti una maggiore protezione della propria privacy, ed è proprio dopo le critiche mosse a Facebook su tale argomento agli inizi di quest’anno che i suoi fautori, quattro studenti di New York, hanno partorito l’idea. La strada intrapresa è quella della decentralizzazione della gestione dei dati, slegando gli utenti dalla necessità di navigare tra le pagine di configurazione del social network alla ricerca della soluzione in grado di aderire maggiormente alle proprie esigenze.
Una prima cerchia di utenti è già stata invitata, e nelle prossime settimane si procederà a fare altrettanto con gli iscritti alla mailing list ufficiale. Dopo cinque mesi di intenso sviluppo, dunque, Diaspora apre le porte. Cinque mesi in cui «si è partiti dal nulla e si è arrivati ad un buon punto di partenza dal quale la comunità può iniziare a lavorare», spiegano i suoi creatori nell’annuncio sul blog del social network. I quali hanno «speso molto tempo a pensare come le persone possono condividere in maniera privata, e continuare a fare tutte quelle cose che amano fare sui social network».
Il progetto ha subito suscitato interesse, al punto che i quattro studenti sono riusciti a racimolare da una moltitudine di utenti privati la cifra di 200.000 dollari come fonte di finanziamento per i lavori. Non sono mancate le critiche, soprattutto a seguito del rilascio dei sorgenti nei mesi scorsi, a causa dei numerosi bug di sicurezza rintracciati. Gli sviluppatori hanno dunque deciso di infondere maggiore impegno nello sviluppo e ritengono ora che la piattaforma abbia raggiunto un livello tale da potersi mostrare al pubblico, anche se in misura piuttosto limitata.
I lavori sono ora concentrati sull’arricchimento del social network di nuovi strumenti, come ad esempio API da fornire ai programmatori esterni per integrare i propri software con Diaspora o una documentazione in grado di far comprendere in maniera chiara e semplice il funzionamento dell’intera piattaforma. Non mancheranno i ritocchi a livello di sicurezza e pulizia del codice, per snellire il tutto e prevenire attacchi che possano esporre gli utenti a potenziali rischi.
I test privati sono già iniziati da qualche giorno e subito il Web ha iniziato a fornire i primi risultati: lo stadio attuale del progetto è ancora in alto mare, con un numero di funzionalità nemmeno lontanamente paragonabile a quello presente, ad esempio, su Facebook. Il confronto, del resto, in questo momento sarebbe del tutto impari, in quanto come ribadito dagli stessi autori questo rappresenta solo un punto di partenza, ma che può col tempo diventare un importante snodo nelle sorti del Web sociale. Perché il progetto vada in porto, è bene che i creatori di Diaspora non si perdano in inutili lotte contro un gigante come Facebook, giunto ormai ad oltre 600 milioni di iscritti: la strada migliore da seguire è quella di uno sviluppo dedicato esclusivamente a migliorare la piattaforma, rendendola più appetibile ed interessante per gli utenti. Fare la guerra a colpi di numeri significherebbe perdere già in partenza. E 200 mila dollari di finanziamento privato meritano invece altra sorte.