Dieci anni fa, più precisamente il 15 maggio 2001, Steve Jobs accompagnava alcuni giornalisti in una visita guidata all’interno dell’Apple Store di McLean, in Virginia. Quattro giorni dopo il negozio aprì i battenti, in contemporanea con quello di Glendale, in California. A un decennio di distanza l’azienda di Cupertino può contare su oltre 320 punti vendita sparsi in undici paesi in tutto il mondo: da Sydney a Parigi, da Milano a Londra, da Glasgow a Roma, da New York a Bergamo, e ancora Londra, San Francisco e molte altre importanti città.
Tutto ebbe inizio nel 2000, quando Apple incaricò Ron Johnson di studiare la progettazione e il lancio di una serie di negozi attraverso i quali portare in tutto il mondo la filosofia “Think Different” del marchio. Il primo esperimento, costruito in scala 1:1, prese vita proprio nei laboratori di Cupertino, ma con un aspetto molto diverso rispetto a quello degli Apple Store che vediamo oggi per le strade.
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Parte del successo riscontrato da questo tipo di distribuzione è da attribuire proprio all’hype generato intorno all’apertura dei punti vendita (così come al lancio di ogni nuovo prodotto), alla quale immancabilmente presenziano centinaia o migliaia di fan pronti a varcare per primi la soglia di un Apple Store, talvolta per accaparrarsi uno dei gadget in edizione limitata offerti ai presenti, come la t-shirt contenuta in una piramide disegnata per l’inaugurazione del punto vendita di Parigi.
Intanto, nei giorni scorsi si è tornati a parlare della possibile installazione di un nuovo Apple Store nel centro di Milano. La location potrebbe essere l’area fino ad oggi gestita dalla catena di fast food McDonald’s nella Galleria Vittorio Emanuele, che il comune meneghino sta cercando di riassegnare. La concorrenza per aggiudicarsi una posizione così ambita però non manca e vede tra i concorrenti alcuni illustri marchi della moda.
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