Con un decreto, atteso da settimane, Diego Piacentini è stato formalmente nominato Commissario straordinario per l’Agenda digitale. Il suo primo passo è una call per talenti informatici e matematici che potrebbe trasformare una parte di palazzo Chigi in un angolo di Silicon Valley. Il manifesto tecnologico e il bando aperto sul sito del governo testimoniano questa volontà.
Talenti con padronanza della lingua italiana e inglese, con comprovata esperienza in Informatica (Software Architecture, Mobile Application Development, Software Open Source, Information Security, API), in Matematica e Statistica (Modelli Predittivi, Machine Learning), in Product Design, User Experience e in altre discipline connesse all’agenda digitale. Insomma, Piacentini vuole portare i nerd alla presidenza del Consiglio, con un obiettivo, di cui parla nel suo post su Medium uscito stamattina: costruire un Italian Digital Team.
Cari talenti che vivete in Italia o che avete voglia di tornarci – anche temporaneamente – a un compenso che probabilmente sarà ben inferiore al vostro attuale: come vi convinco? (…)
La nostra missione è rendere i servizi pubblici per i cittadini accessibili nel modo più semplice possibile, innanzitutto tramite dispositivi mobili (approccio “mobile first”), con architetture sicure, scalabili, altamente affidabili e basate su interfacce applicative (API) chiaramente definite; supportare le pubbliche amministrazioni centrali e locali nel prendere decisioni migliori e il più possibile basate sui dati, grazie all’adozione delle più moderne metodologie di analisi e sintesi dei dati su larga scala, quali Big Data e Machine Learning.
Digital innovation for citizens and for the development of the country.
The mission of Digital Transformation Team https://t.co/7kofQqP8l9— Italian Digital Team (@ITdigitalteam) September 30, 2016
Il bando: posizioni, compensi
Il Team per la trasformazione Digitale ha una serie di posizioni aperte: un Big Data Architect, un ingegnere esperto in security e cybersecurity, uno sviluppatore esperto di app mobile, un esperto di pagamenti digitali, un content designer, un product designer e UX/UI designer, un professionista di progetti internazionali, un esperto in business metrics e analytics, tre sviluppatori software, due responsabili tecnici di progetto, un candidato come Chief Technology Officer, un esperto “applied data scientist”, un esperto in Relazioni Sviluppatori, un esperto in regole europee e affari internazionali, un assistente tecnico di coordinamento coi ministeri, un esperto di pr digitale. Alcune di questa ventina di posizioni hanno già candidati forti, ma sono tutte aperte. La maggior parte dei ruoli sarà remunerata tra i 70.000 e i 120.000 euro all’anno.
Lo stesso Piacentini conclude la chiamata con un appello che in qualche modo prende le mosse dalle perplessità e dalle critiche arrivate nelle scorse settimane: è davvero la volta buona? E come sopravvivere allo scontro con la pubblica amministrazione italiana, di certo capace di alcune resistenze all’innovazione tecnologica? La risposta è crederci, testa bassa e lavorare:
Troveremo anche molte norme e regole complicate, talvolta incomprensibili; dovremo imparare a gestire con intelligenza la burocrazia. Molti ci diranno: “non capite come funziona la pubblica amministrazione”, “ci hanno già provato in tanti e hanno fallito”, “in Italia non funziona così!”
Riceveremo molte critiche. Alcuni commenti saranno sinceri e utili, altri saranno cinici e preconcetti. Le critiche del primo tipo arriveranno da persone che vogliono offrire realmente e con spontaneità il loro contributo, quelle del secondo tipo da coloro che vogliono difendere lo status quo o che vedono il bicchiere sempre “mezzo vuoto” o che, più semplicemente, si sono rassegnate all’impotenza.
Il manifesto
Questa enorme operazione che Piacentini sta mettendo in piedi ha anche un manifesto, interessante nei suoi princìpi perché sembra molto consapevole della natura del rapporto tra la figura del Commissario straordinario e la pa, dentro la quale non si può certo entrare come un elefante in una cristalleria. Così, il manifesto assicura che valorizzerà gli asset esistenti e che utilizzerà algoritmi e machine learning per risolvere problemi complessi (leggi: non preoccupatevi, non saranno i soliti metodi né le solite persone, o boiardi di Stato che girano tra un ufficio e l’altro). Nel testo si promettono trasparenza e l’obiettivo cardine: la semplificazione. Funzionerà? Solo il tempo potrà dirlo, due anni, per la precisione, è il tempo che Piacentini si è dato prendendo l’aspettativa dalla sua azienda, Amazon.
Certamente lo stato attuale delle infrastrutture digitali pubbliche mostra gli effetti di un’assenza di coordinamento centrale. Basti ricordare che soltanto nel 2015 grazie a un emendamento di Stefano Quintarelli le scelte informatiche sono state riportate allo Stato centrale. La maggior parte dei programmi non è allineata, molti siti della pubblica amministrazione sono obsoleti – e per certi versi illegali se si considera l’obbligo di accesso ai portatori di disabilità – e sulla interoperabilità e intersecazione prima dello Spid era buio totale, e ora è una scommessa tutta da vincere.
Tanto meglio, no? Forza ragazzi, tocca a voi. Piacentini Wants You!