È durata poche settimane la discussa decisione di Google di escludere la Mozilla Public License (MPL) dalla ristretta lista di progetti attivi nell’ambito di Google Code. La società di Mountain View è infatti tornata sui propri passi, reintagrando a pieno titoli tutti i progetti legati a MPL. Nel corso dei primi giorni di agosto, il colosso delle ricerche online aveva destato scalpore comunicando l’intenzione di terminare l’hosting per MPL per limitare l’eccessiva proliferazione di nuove licenze open source. La scelta di Google avrebbe comportato l’impossibilità di attivare nuovi progetti sotto la Mozilla Public License, consentendo invece a quelli già esistenti di proseguire la loro implementazione, con inevitabili conseguenze per la creazione di nuove soluzioni open source legate alla famosa fondazione.
Il dietrofront di Google sulla delicata questione della Mozilla Public License giunge, probabilmente non a caso, all’indomani della firma di un nuovo importante accordo con Mozilla, che riconferma il patto già in essere tra i due soggetti e che sarebbe scaduto nelle prossime settimane. Benché non siano state diffuse informazioni ufficiali sulla sua entità e sulla sua qualità, il nuovo patto dovrebbe riconfermare la simbiosi sperimentata negli ultimi anni tra il famoso motore di ricerca e Firefox, il prodotto di punta di Mozilla.
Il browser open source più utilizzato al mondo offre di default ai propri utenti la pagina di ricerca di Google, nonché la possibilità di inviare le query ai database di Moutain View direttamente dal box collocato in alto a destra affianco alla barra degli indirizzi. Tali condizioni predefinite su Firefox derivano dagli accordi sottoscritti da Mozilla e Google e da pochi giorni rinnovati. Per ogni ricerca effettuata sul browser attraverso il famoso motore di ricerca, Mountain View corrisponde una piccola percentuale alla fondazione open source, che grazie ai grandi numeri generati dalle sue decine di milioni di utenti riesce a raccogliere attraverso Google buona parte dei propri proventi.
Secondo alcune stime, infatti, circa l’85% dei guadagni di Mozilla deriverebbero unicamente da Google, il suo inseparabile simbionte, che in cambio otterrebbe un ottimo sistema per rafforzare la propria leadership nel dinamico settore delle ricerche online. Il patto di ferro da poco riconfermato tra la fondazione e Mountain View durerà fino al 2011, anno in cui i due soggetti avranno la possibilità di rimodulare e rivederne il funzionamento. Uno dei primi risultati evidenti dell’accordo da poco rinnovato è la reintegrazione dei progetti MPL in Google Code, una decisione repentina e in contraddizione con le dichiarazioni delle scorse settimane, che dimostra – almeno indirettamente – come Mountain View abbia utilizzato la carta della Mozilla Public License per condurre le trattative nella delicata fase di rinnovamento del patto con la fondazione open source.
Le motivazioni ufficiali fornite da Google esulano, naturalmente, dall’ipotesi di una mossa strategica prospettata da molti analisti: «La rimozione di MPL dal nostro sito sembrava un poco assurda. Dunque, colpa nostra. Abbiamo quindi intenzione di ripristinarla per i nuovi progetti. I gruppi che vogliono utilizzare la MPL per attivare le loro estensioni per Firefox e gli altri progetti di Mozilla sono una legione e considerato il loro recente summit, rappresentano una selezione molto sana di sviluppatori» si legge nel post del blog Open Source at Google che motiva la decisione di reintragrare la Mozilla Public License.
La decisione di Google all’indomani dell’estensione dell’accordo con Mozilla dimostra lo stretto livello di collaborazione tra i due soggetti, particolare che ha spesso destato aspre critiche da parte di numerosi ambienti dell’open source. Il timore, per molti, è che una partnership molto stretta con Google possa snaturare, almeno in parte, la mission di Mozilla, trasformando la fondazione in una semplice provincia di Mountain View.