Le recenti modifiche ai termini del servizio effettuate da WhatsApp hanno innescato le prime proteste da parte dei sostenitori della privacy. EPIC (Electronic Privacy Information Center), un gruppo statunitense che difende gli interessi dei consumatori, ha accusato WhatsApp di “tradimento” e violazione delle leggi federali. L’azienda verrà quindi denunciata per aver messo in atto pratiche ingannevoli. ICO (Information Commissioner’s Office), l’equivalente britannico del nostro Garante della privacy, ha invece avviato un’indagine.
I termini d’uso e l’informativa sulla privacy, aggiornati la scorsa settimana, prevedono ora la condivisione con Facebook di alcuni dati degli utenti, tra cui numero di telefono, stato online e messaggio di stato. L’obiettivo è migliorare il servizio, introdurre nuove modalità di comunicazione con le aziende, combattere lo spam e visualizzare inserzioni più pertinenti sul social network. In occasione dell’acquisizione da parte di Facebook, WhatsApp aveva promesso che la policy sulla privacy non sarebbe cambiata.
Secondo EPIC, WhatsApp ha tradito i suoi utenti, violando tra l’altro una disposizione della FTC (Federal Trade Commission), secondo la quale ogni cambiamento ai termini d’uso del servizio deve prevedere il consenso esplicito (opt-in). Per impedire la condivisione dei dati è invece necessario seguire una procedura di opt-out poco chiara (c’è un link all’interno del messaggio che comunica le modifiche). Se le nuove condizioni vengono accettate, l’utente ha solo 30 giorni di tempo per bloccare la condivisione dei dati.
Il Garante della privacy britannico ha avviato un’indagine per verificare se WhatsApp rispetta le leggi sulla protezione dei dati personali. Se venisse rilevata una violazione della normativa attuale, l’azienda potrebbe ricevere una multa fino a 500.000 sterline. Un portavoce di Facebook ha dichiarato che l’opzione di opt-out è chiaramente indicata e che WhatsApp rispetta tutte le leggi in materia.