Digitale terrestre: l'acquisto del decoder era inevitabile?

Digitale terrestre: l'acquisto del decoder era inevitabile?

Il digitale terrestre, che nelle ultime settimane sta raggiungendo una copertura nazionale sempre più elevata, non è ovviamente un’esclusiva del nostro Paese. Paolo Romani, viceministro delle Comunicazioni, ha confermato durante un’intervista che anche in Brasile e a New York si sta passando a questa nuova forma di ricezione dei programmi televisivi.

Secondo Romani il nuovo sistema porterà ad un risparmio consistente nella potenza necessaria per la trasmissione delle frequenze (un quarto di ciò che succede nell’analogico), ma è ovvio che le polemiche non mancano anche in questo caso.

Molti si chiedono infatti se (escludendo il fatto che lo Stato assicura un contributo per l’acquisto del decoder) questa nuova tecnologia non finisca per diventare un vero e proprio spreco di denaro. Come è facile intuire, infatti, non mancherà la concorrenza nella realizzazione e nella commercializzazione dei decoder, che offriranno quindi funzioni diverse a prezzi diversi.

Insomma, ci si chiede se il costo per l’acquisto del decoder possa compensare lo spreco di risorse risparmiato con le nuove tecnologie, considerando che gli Italiani nei prossimi anni continueranno ad acquistare milioni di prodotti di questo tipo.

Era proprio necessario far spendere questi soldi ai cittadini per continuare a vedere i programmi televisivi di sempre, già preoccupati per la crisi economica sempre più pesante? Bastano i contributi statali a diminuire il costo a volte molto caro dei decoder? La nostra realtà economica complessiva forse non è pronta alla digitalizzazione del Paese.

Lo Stato comunque aiuta a superare in parte questa spesa con il contributo di 50 euro, di cui possono usufruire gli abitanti di questi comuni con le seguenti caratteristiche:

  • Aosta e altri 16 comuni della provincia, compresi i proprietari di una seconda casa, che sono in regola con il pagamento del canone RAI di quest’anno;
  • Provincia di Trento e 15 comuni delle provincie confinanti che abbiano compiuto 75 anni di età e che sono in regola con il pagamento del canone;
  • 586 comuni del Piemonte che abbiano compiuto 65 anni e che abbiano un reddito uguale o inferiore a ? 10.000 per il 2008;
  • Lazio e 8 comuni dell’Umbria con almeno 65 anni di età e un limite di reddito fino a ? 10.000, anch’essi in regola con il pagamento del canone.

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