Direct Email Marketing e black list

Direct Email Marketing e black list

Inviare email, ai propri utenti registrati, sta diventando sempre più difficile.

Pur rispettando tutte le leggi e le richieste degli utenti, si rischia comunque di finire nelle black list dei provider.

E qualcuno fra loro blocca addirittura preventivamente invii superiori a poche migliaia di email, se l’invio stesso non proviene da fonti in white list.

Ciò causa un danno diretto a chi è in regola, vive di pubblicità o di servizi informativi distribuiti tramite email, ma non ha la voce abbastanza grossa per farsi ascoltare o non conosce i canali giusti per evitare di restare impigliato nei filtri antispam.

Si può cercare di aggirare il problema in proprio informandosi di volta in volta riguardo ai criteri utilizzati da ciascun provider nel considerare spam un invio massivo di email, oppure ci si può rivolgere a società esperte che operano nel settore, in grado non solo di garantire la consegna delle email, ma anche di reperire buoni clienti inserzionisti per rendere più remunerativi i database a disposizione.

Che si tratti di newsletter o di vere e proprie DEM (Direct Email Marketing, ovvero invii autorizzati a indirizzi email, di messaggi dal contenuto esclusivamente pubblicitario), la piaga dei “falsi positivi” sta danneggiando parecchio i piccoli siti, che si vedono sempre più spesso inseriti in black list come fossero i peggiori spammer in circolazione.

Il tutto, ovviamente, condito dalla beffa di ricevere comunque il vero spam, quotidianamente nella propria casella di posta (chi di dovere dovrebbe iniziare a pensare che la lotta allo spam si sta facendo con le armi sbagliate…).

Sorvolando sul fatto che forse certi blocchi preventivi da parte dei provider non sono neppure del tutto legali (penso che se tu provider, mi devi trattare come uno spammer, impedendomi di comunicare con i miei utenti, dovresti almeno avere una motivazione giuridica valida a tuo sostegno) e sorvolando anche sul fatto che del resto molto difficilmente un piccolo editore si metterebbe mai in causa contro uno di questi colossi… rimane da stabilire come reagire per cambiare le cose e nel frattempo come adeguarsi al sistema per non perdere contatto con la propria base di utenza.

Qualcuno di voi si è imbattuto in questo problema? Come lo sta affrontando?

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