L’ottica con cui guardiamo ai dispositivi elettronici è destinata a cambiare nel giro di poco tempo. Dopo anni a tutta velocità sui binari del marketing e dell’innovazione, infatti, si sta ora imponendo una necessaria presa di coscienza circa le distorsioni che questo mercato ha imposto: dispositivi validi buttati via prematuramente, quintali di terre rare sprecate nelle discariche, un ricambio vorticoso di device senza reali necessità da assecondare. Ora questi nodi stanno venendo al pettine e, per quanto paradossale possa sembrare questo interrogativo, ci si è iniziati a chiedere se non sia meglio aggiustare invece che sostituire.
Questione di economia, questione di etica, questione di ecologia: ecco che il “diritto alla riparazione” prende forma e l’idea del ricondizionato diventa qualcosa di forte e rinnovato. Il prodotto rigenerato non è più uno “scarto” del mercato, anzi: è bene prezioso sul quale costruire nuovo valore. Ricondizionato.it lavora proprio con questa finalità, ponendosi come canale di tramite tra venditori e acquirenti per far sì che i migliori dispositivi possano trovare la strada per una seconda vita e possano così esprimere al meglio tutto il valore di cui ancora dispongono.
Il problema è anzitutto culturale: consumatori viziati da un eccesso di offerta e un mercato drogato da una malcelata obsolescenza programmata hanno accelerato l’emergere di deviazioni pericolose rispetto alla ragionevolezza, portando così in breve tempo alla concretizzazione di una lunga serie di problemi. Oggi il tema ecologico e quello geopolitico sono arrivati improvvisamente a sincronizzare i medesimi obiettivi e questo ha portato ad una rapida presa di coscienza – precedentemente troppe volte dolosamente evitata. Aggiustare un dispositivo non può più essere tabù, il mercato deve contemplare questo principio ed improvvisamente riparazione, rigenerazione e riqualificazione diventano temi nuovamente all’ordine del giorno.
Perché sprecare tutta la forza di calcolo che un terminale di pochi mesi di vita ha a disposizione? Perché buttare in discarica un device soltanto perché la batteria non ha più sufficiente capacità, quando basterebbe cambiare la sola batteria? Oggi il lavoro di rigenerazione è complesso perché i dispositivi mobile hanno spesso un indice di riparabilità estremamente basso. La coscienza sul tema è però maturata in modo virtuoso e nuove normative sono in arrivo: a tutti i produttori sarà presto imposta la possibilità di riparare facilmente i dispositivi e sostituirne le componenti in caso di necessità, il che apre improvvisamente ad un nuovo orizzonte.
La proposta di legge relativa al “diritto alla riparazione” è qualcosa che dona potere nuovo ai consumatori e riduce il quantitativo di e-waste nell’ambiente: inevitabilmente un passo virtuoso, contro il quale i produttori muoveranno presumibilmente le proprie pedine per evitare che tutto ciò possa concretizzarsi. Fin da oggi, tuttavia, è possibile scegliere il rigenerato per dare un messaggio chiaro ai mercati, per sedere dalla parte giusta della storia e per iniziare subito a ragionare in modo virtuoso sull’impatto ambientale che ogni singola scelta comporta. Acquistare un nuovo device quando il proprio sarebbe riparabile, o cedere alle lusinghe di un nuovo modello quando ce ne sarebbero di usati in perfette condizioni da poter acquistare a basso costo?
Ai produttori si chiederà pertanto maggior trasparenza sulle istruzioni per la riparazione; il rispetto di specifiche tecniche utili a garantire la riparabilità del device; il rispetto di normative europee che andranno a perimetrare il raggio d’azione dei consumatori. Dagli smartphone alle lavatrici, dai televisori alle periferiche: il discorso va per ogni singola categoria, poiché si tratta di un principio afferente il rapporto tra i consumatori ed i loro prodotti.
In ballo c’è il diritto di un consumatore a poter riparare un prodotto per poterlo utilizzare fino in fondo (senza che alcun collo di bottiglia, come ad esempio la batteria, possa limitarne il ciclo di vita), ma sul piatto c’è anche un valore sociale estremamente pragmatico: si tratta di 35 milioni di tonnellate di rifiuti, 30 tonnellate di risorse e 261 milioni di tonnellate di emissioni di gas a effetto serra ogni singolo anno nella sola Unione Europea. Il fatto che i dispositivi vengano buttati, invece che rigenerati, implica un costo complessivo pari a quasi 12 miliardi di euro, qualcosa che nessuno può più ignorare.
In attesa che l’UE intervenga e gli stati membri ne recepiscano le direttive, questo problema è nelle mani delle scelte e della coscienza dei singoli: Ricondizionato.it è una vetrina che mette a disposizione ampia scelta per poter risparmiare e per avere un impatto positivo sull’ambiente, ad esempio, il che porta vantaggi tanto alle nostre tasche oggi, quanto alla salute dei nostri figli domani. Questione di scelte, e di questo è importante esserne immediatamente e pienamente consapevoli.