Disaster Recovery as a Service: il punto di Aruba

Intervista a Stefano Sordi, Direttore Marketing di Aruba, il quale approfondisce le soluzioni e l'importanza del Disaster Recovery as a Service.
Disaster Recovery as a Service: il punto di Aruba
Intervista a Stefano Sordi, Direttore Marketing di Aruba, il quale approfondisce le soluzioni e l'importanza del Disaster Recovery as a Service.

Tra le principali novità di Aruba per le aziende spicca la nuova soluzione di Disaster Recovery annunciata in collaborazione con Zerto. Trattasi di una nuova opportunità messa nelle mani dei clienti, con meccanismi di replica in grado di assicurare massima sicurezza e massima facilità nella creazione di backup per i dati aziendali.

Nasce così il concetto di Disaster Recovery as a Service (DRaaS), qualcosa di attivabile in libertà tanto su data center privati che su data center cloud di Aruba: «garantisce il minimo impatto, sia in termini di RTO (il tempo necessario per completare la procedura necessaria a rendere i propri servizi nuovamente attivi) che in termini di RPO (la quantità di dati rimasti non sincronizzati in caso di disastro)». Spiega Stefano Cecconi, Amministratore Delegato Aruba: «Abbiamo deciso di implementare il nostro nuovo DRaaS usufruendo della tecnologia Zerto per rispondere ai tanti clienti la cui esigenza è quella di mettere in sicurezza la propria infrastruttura, ovunque essa sia installata, attraverso un servizio di Disaster Recovery. Si tratta di un’importante release per il nostro cloud, che lo consolida ulteriormente come piattaforma in grado di fornire alle imprese e agli operatori ICT italiani e stranieri soluzioni di livello enterprise molto competitive non solo in termini prestazionali ma anche dal punto di vista del prezzo».

Ne abbiamo parlato con Stefano Sordi, Direttore Marketing di Aruba:

Intervista a Stefano Sordi

Fino a che punto il Disaster Recovery può oggi essere considerato un asset, vero valore dell’infrastruttura in uso?

«Fino a poco tempo fa realizzare un progetto di disaster recovery per un’infrastruttura di media complessità era un attività “cucita” rigorosamente intorno all’infrastruttura da proteggere al punto che i costi per l’effettiva realizzazione ed il corrispondente mantenimento erano estremamente elevati ed inaccessibili per la maggior parte delle imprese. Ogni modifica infrastrutturale ed applicativa doveva riflettersi in una modifica del piano di recupero da disastro con una sua continua revisione, anche ampia, conferendo alla soluzione una scarsa dinamicità. Tale difficoltà ha di fatto relegato per lungo periodo questo tipo di soluzioni ad una cerchia molto ristretta di aziende.

Con l’avvento della virtualizzazione e del cloud l’approccio al Disaster Recovery ha subito un drastico cambiamento: la standardizzazione dell’infrastruttura sottostante ha permesso di costruire meccanismi e processi comuni a basso livello con una necessità di interazione applicativa sempre più ridotta, permettendo una realizzazione estremamente rapida di meccanismi di Disaster Recovery di assoluta efficacia.

Grazie a questa svolta e ad una sensibilizzazione crescente sia nelle aziende private sia nella Pubblica Amministrazione, il Disaster Recovery è diventato una parte naturale ed inalienabile nell’infrastruttura IT aziendale, così come era stato per il backup fino a qualche tempo fa».

Le aziende hanno maturato l’esatta percezione dell’importanza del Disaster Recovery? In particolare: che rapporto hanno le aziende italiane con servizi innovativi quale il Disaster Recovery as a Service?

«Con la sempre maggiore informatizzazione e dematerializzazione dei processi di business e degli asset tradizionalmente fisici, le aziende stanno ininterrottamente spostando nell’IT processi critici la cui perdita minerebbe l’esistenza dell’azienda stessa. La sensibilizzazione al Disaster Recovery è andata di pari passo con lo spostamento di questi processi, accentuandosi tanto da rappresentare ad oggi un intero filone di business. Infrastrutture nuove vengono fin da subito pensate e dotate di meccanismi di DR mentre quelle esistenti vengono riadattate per poterli adottare».

La garanzia di livello delle prestazioni dei servizi offerti è pari ad uno S.L.A. del 99,95%: che tipo di garanzie può dunque offrire Aruba ai dati ospitati? Quali sono le strategie perseguite per assicurare le informazioni delle aziende che si affidano a DRaaS?

«Se da una parte le aziende cercano certezza nell’erogazione dei servizi con precise garanzie di funzionamento e prestazioni, allo stesso modo si ha la necessità di attribuire ad ogni informazione, o set di esse, la giusta importanza e di conseguenza la giusta protezione. La quantità di dati prodotti nel mondo IT è in crescita esponenziale e con essa i costi legati alla loro salvaguardia e gestione. Non va infatti dimenticato che le aziende vivono in un mercato estremamente competitivo e la continua esigenza di ottimizzazione dei costi porta gli IT Manager a razionalizzare le risorse destinandole ai processi maggiormente produttivi. Mettere sotto protezione indifferentemente dati di primaria importanza e dati transitori (ad esempio provenienti da ambienti di test) significa pesare sul bilancio eccessivamente, senza in effetti trarne alcun beneficio.

Un servizio di Disaster Recovery as a Service come quello offerto da Aruba permette di dare al cliente la massima flessibilità offrendo un sistema estremamente efficace ma con in più la possibilità di definire esattamente i workload da andare a proteggere e quelli da escludere, disegnando quindi la propria politica di recupero da disastro con garanzie e livelli di protezione diversificati per asset differenti. Questo stesso concetto è in effetti ripreso nella Pubblica Amministrazione da AGID stessa, l’agenzia per l’Italia Digitale, che appunto categorizza differentemente i dati ed in base a tale categorizzazione, traccia i meccanismi di protezione ottimali con la massima attenzione al rapporto importanza/protezione».

Procedure facilitate, Opzione Managed, assistenza continua: quanto è importante la semplicità per portare il Disaster Recovery tra le best practice delle aziende italiane?

«L’adozione massiva di processi critici e complessi come quelli relativi al Disaster Recovery diventa possibile solo quando la semplicità e la flessibilità di implementazione è tale per cui il rapporto costo/beneficio risulta conveniente. Processi farraginosi, poco chiari ed estremamente rigidi hanno, fino a poco tempo fa, allontanato e intimorito una potenziale clientela estremamente vasta che copre virtualmente tutto il mercato IT.

Inutile dire che la razionalizzazione e la standardizzazione infrastrutturale che ha di fatto portato il cloud nell’IT ha agito da volano all’adozione di queste tecnologie permettendo quel salto di qualità fino ad oggi impossibile. Per completare l’offerta Aruba ha affiancato soluzioni di Disaster Recovery self-service estremamente innovative, efficaci e di semplice utilizzo con la possibilità di accedere a consulenza nella pianificazione e progettazione e ad una gestione continua e personalizzata realizzata da esperti, in grado di seguire il cliente nella gestione ordinaria ed in caso di effettivo disastro».

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