Disney Keychest è la risposta della tecnologia ai cambiamenti della tecnologia stessa. Oltre il DVD c’è il vuoto: il Blu Ray ha aumentato la capienza, ma il meccanismo è messo in discussione alla base da una innovazione tecnologica e culturale che impone un ripensamento del sistema che parta dalle basi. Disney si fa protagonista di questa transizione portando avanti una proposta propria che potrebbe essere adottata già entro il prossimo anno: sta per nascere il nuovo Digital Right Management, pur se con maggiori libertà per l’utente e maggiori possibilità di monetizzazione per le produzioni.
Con Disney Keychest il gruppo intende per certi versi andare oltre l’idea del possesso di un contenuto attraverso il possesso del suo supporto fisico. Dissociando contenuto e supporto, il gruppo ritiene di poter meglio formulare le licenze, offrendo alcune opportunità all’utente avendo in cambio maggiori opportunità su ciò che si è acquistato. Tutto si basa, infatti, sul concetto di licenza: il possesso della stessa autorizza a prendere visione del contenuto a prescindere dal canale, dal supporto o dal contesto. Non importa che sia un DVD, un Blu Ray, una tv o un computer: l’utente, una volta acquistata la licenza, avrà la possibilità di fruire del proprio contenuto secondo le modalità che meglio preferisce.
Il servizio prevede quindi una interazione tra una realtà fisica (il pc, il DVD, il set-top-box) ed una realtà cloud la quale ha il compito di autorizzare la fruizione dopo la verifica della licenza. Disney Keychest, dunque, non si configura come una opzione anti-DVD, destinata al capitombolo del supporto fisico nel breve periodo: l’esistenza di una licenza virtuale, anzi, trasforma il DVD in una copia utile senza necessariamente affondarne il ruolo. Nel lungo periodo, però, è inevitabilmente questa la conseguenza immaginabile: il disco, privato del proprio ruolo di autenticazione, diventa un mero supporto facilmente sostituibile da qualsivoglia copia digitale o remota del contenuto. Perdendo di importanza, e pagando i difetti della propria natura tecnica, il DVD non vedrà pertanto prolungato un ciclo di vita che sembra ormai da tempo in fase calante.
Una proposta simile aveva già preso piede nel 2008 sotto il nome di “Digital Entertainment Content Ecosystem” (DECE, anche ribattezzato “Open Market”).
«Vogliamo unire tutti i digital rights insieme e così distribuire un prodotto che per i consumatori sia migliore di quello gratuito»: così Sony presentava ai tempi l’idea. Il progetto, però, non ha nel frattempo partorito novità. La natura onnicomprensiva dello standard richiede che sull’idea vi sia forte cooperazione ed uno stretto allineamento di case di produzione, produttori hardware e sviluppatori software: solo un alto numero di collaborazioni potrebbe davvero alimentare un sistema simile. Fin da subito Apple e Disney si son tenute fuori dal gruppo, lasciando intuire l’esistenza di una proposta alternativa propria (che oggi prende forma sotto il nome di Keychest). Non c’è spazio, però, per due standard differenti.
Rimane da capire il ruolo del DECE in questo contesto. Se il vecchio progetto ancora non è decaduto, ciò significa che il mercato è alle porte di un nuovo grande scontro tra standard opposti e differenti. Gli schieramenti sembrano già delineati: il DECE conta attori quali Comcast, Fox, Intel, Microsoft, NBC, Paramount Pictures, Philips, Samsung, Toshiba, Sony, VeriSign, Warner Bros, HP; Apple, Disney ed altri gruppi ancora non usciti allo scoperto, invece, faranno corsa a sé. Bob Chapek, presidente Disney, ha già indicato la propria roadmap: il sistema dovrà restituire i propri primi risultati tangibili entro il 2015.