Dominio XXX: svolta per i siti porno

Dominio XXX: svolta per i siti porno

Avevamo già parlato in un post precedente di quanto fossero diffusi i siti Web con contenuti per adulti (ben 1 su 3 del totale nel cyberspazio).

Dall’Icann, l’ente che ha l’incarico di assegnare gli indirizzi IP, oltre che di gestire il sistema dei nomi a dominio, è arrivato infatti un importante segnale di apertura verso la richiesta, effettuata già da anni, di istituire il dominio .xxx per i siti porno.

Tutto è iniziato più o meno nel 2000, quando ICM Registry, effettuò per la prima volta la richiesta per ottenere la possibilità di vendere domini con suffisso .xxx. Un mercato potenziale da circa 30 milioni l’anno.

Richiesta rifiutata e riproposta negli anni successivi in altre due occasioni, senza che l’esito cambiasse minimamente.

Ieri invece è arrivato un primo segnale nella direzione opposta, con ICANN che ha annunciato che permetterà la vendita di domini col suffisso “incriminato”, in modo da permettere un’immediata identificazione di questo genere di indirizzi.

E questa è stata probabilmente la motivazione vincente da parte dei richiedenti: in questo modo, dicono, sarà più facile creare filtri automatici rendendo il parent control dei browser molto più efficaci.

Ma una decisione simile non poteva ovviamente non generare anche malcontento e proteste.

La prima paradossalmente giunge proprio dall’industria dell’hard: l’uso dei nuovi domini, comunque volontaria e non obbligatoria, potrebbe essere controproducente, facendo ridurre il numero di utenti e agevolare gli amministratori di rete che bloccheranno l’accesso a tutti i siti con indirizzo .xxx.

Ma questo è il prezzo da pagare per quella che è forse la più fiorente e redditizia economia: circa 5 miliardi di dollari l’anno, più o meno 3.000 al secondo.

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