Si vive di illusioni, signori. E’ bello farsi coccolare dalla tecnologia e dalle storie fiabesche delle grandi aziende nate in un garage o dai guru informatici scapigliati che lavorano 25 ore al giorno e manco si accorgono se poi ci scappa qualche bug catastrofico o qualche class action. Ma a volte il foglio si strappa un po’ e ti ricordi che era tutta una storiella, e che la verità è un’altra.
E’ questa la sensazione che ho avuto all’annuncio di Knol.
Google, in pratica, vuole creare una nuova Wikipedia. O meglio: la costruiranno gli utenti, ed in cambio avranno “enormi” vantaggi come la presenza della loro firma, un riconoscimento personale in cambio dei contenuti. Magari un buono su AdWords e un’offerta per Google Checkout. Mi ricorda la storia della scoperta dell’America, quando gli europei portavano pezzi di vetro e si mettevano in tasca oro e pietre preziose.
Perchè Knol? Semplice: perchè Wikipedia non è in vendita. Il management lo ha detto chiaro e tondo solo pochi giorni fa, così Google non ha potuto inghiottire lo YouTube di turno ed ha dovuto rimboccarsi le maniche. C’è un problema grosso, però, stavolta: Wikipedia è un po’ un simbolo. Ed i simboli non vanno toccati.
Costruire un’altra Wikipedia è evidentemente dannoso. In primis perchè si disperdono le energie, creando una ridondanza di cui al momento non se ne sentiva la necessità. Inoltre perchè si rende evidente al mondo la propria natura commerciale.
Da Quinta’s weblog:
Cosi’ e’ chiaro. Ecco cos’ha Wikipedia che non va: è di tutti e non ha pubblicità.
E crolla un mito. Crolla il mito di Google, del motore che non voleva essere “evil” e che voleva solo mettere assieme tutte le informazioni del mondo per mettercele a disposizione. La campana ha suonato una nota stonata stavolta: sostituire Wikipedia è una mossa maldestra. Sicuramente Knol raccoglierà immediato successo, perchè il brand Google ormai tutto può. Agli utenti basterà offrire uno spazio per costruire la propria rilevanza sulla rete (anche le persone avranno un proprio PageRank?) e la coda si allungherà presto davanti alle porte della nuova enciclopedia.
Quanto spreco però. Ora che Wikipedia stava diventando un potere istituzionale temuto da molti, ora che quell’opera di tutti stava per diventare adulta (sì, ok, concordo: anche questa è l’ennesima illusione in questo caleidoscopico mercato), ora che il materiale accumulato era davvero oltre una certa soglia di importanza… tutto crolla davanti ai moniti lanciati da Mountain View.
Lo spauracchio Google potrebbe però essere un boomerang. L’utenza potrebbe non capire. In tanti potrebbero vedere in malo modo un’azienda che intende mangiarsi tutto e tutti, proprio come gli odiati concorrenti. E’ la natura del mercato, lady! Finché si sfida Microsoft, chissenefrega. Finché si sfida PayPal, amen. Finché si annichilisce Yahoo, spallucce. Ma Wikipedia, Wikipedia no, quello è un bene di tutti ormai. Nel bene e nel male. Fatica a sostenersi? Fatica a sopravvivere? Si troverà un modo. Ma crearne un’altra è un azzardo.
Google, non farlo. Google, ripensaci. Google, don’t be evil.