Dopo la manifestazione sindacale del 23 marzo, che per la
prima volta ha visto la partecipazione dei lavoratori del Web, ma soprattutto dopo lo sciopero generale del 16 aprile, la Rete si interroga sul modo nel quale i networkers possano utilizzare le proprie capacità e le tecnologie che hanno a disposizione per le proprie rivendicazioni. E mentre gli operatori della comunicazione si dividono sul dilemma «scioperare o informare», il movimento delle Tute Arancioni vara NetCharta, un progetto che promette di sfruttare le peculiarità della Rete a vantaggio di chi
ci lavora.
In una società nella quale gran parte della ricchezza è
riconducibile a beni immateriali, nasce la necessità di pensare nuove forme di protesta, nelle quali lo sciopero (il blocco della produzione economica da parte dei lavoratori) sia una possibilità percorribile anche da chi non produce beni tangibili, i cosiddetti lavoratori immateriali o cognitivi.
«I lavoratori dell’immateriale non sono direttamente
riconoscibili perché non formano una categoria precisa, completamente diversi gli uni dagli altri, dispersi nel terziario e in mille piccole imprese, molecolarizzati,»
dichiara Matteo Pasquinelli, webmaster di Rekombinant.org.
Ma questo svantaggio potrebbe trasformarsi in un’opportunità: Pasquinelli, che con Franco “Bifo” Berardi è stato tra i primi in Italia ad occuparsi del problema, osserva che, «se nella fabbrica tradizionale l’operaio non può usare la macchina e trasformarla durante lo sciopero in mezzo di comunicazione e produzione dello sciopero stesso, i lavoratori dei settori del terziario possono immediatamente riappropriarsi della macchina che produce perché si tratta del loro proprio cervello».
I primi lavoratori di una netcompany italiana a scendere in
piazza erano stati, il 22 gennaio scorso, quelli di Matrix/Virgilio,
organizzatisi nel movimento delle Tute Arancioni. La loro azione era servita da esempio ad altri “networkers” a rischio licenziamento: quelli di Blu e quelli di Ipse 2000. Ma il primo vero banco di prova per la schiera dei cosiddetti Co.Co.Co (i collaboratori coordinati e continuativi, la più numerosa manodopera della net economy) è stato lo sciopero generale del 16 aprile. Dal punto di vista numerico, la mobilitazione è stata senz’altro un successo. Ma non in tutti i casi i networkers sono riusciti ad avvantaggiarsi delle potenzialità messe loro a disposizione dal Web.
Ad esempio, tra i vari siti che hanno interrotto gli
aggiornamenti, figurava Il Barbiere della Sera, presente in piazza del Popolo a Roma con un proprio striscione. Il Barbiere aderiva allo sciopero proclamato dalla FNSI, il sindacato unitario dei giornalisti. Una scelta dalla quale si sono dissociati alcuni fra i collaboratori stessi del sito, secondo i quali un black out della comunicazione nel giorno dello sciopero è controproducente. Non a caso, la sezione italiana di Indymedia ha
espresso il suo appoggio allo sciopero generale proprio fornendo la più ampia copertura dell’evento, con aggiornamenti frequenti da tutte le più importanti piazze d’Italia.
Una contraddizione di metodo, questa, presente anche
nelle proposte fatte dallo stesso Pasquinelli: come conciliare lo «sciopero
delle radio e dell’informazione» con la necessità di diffondere «l’evento e le motivazioni dello sciopero stesso»?
Dal punto di vista teorico, una soluzione interessante per capire come le nuove tecnologie possano aiutare le rivendicazioni dei
networkers viene proprio dalle Tute Arancioni che hanno creato il sito NetCharta.org. NetCharta intende sfruttare
due delle innovazioni specifiche della Rete (la filosofia open source e lo strumento del weblog) per creare una carta dei diritti del lavoro online. Questo approccio permette di ovviare ai tre principali problemi posti dal lavoro immateriale su Internet: la varietà dei profili professionali, la varietà di realta geografiche e sociali e la estrema instabilità del contesto.
Le Tute Arancioni hanno creato (con PostNuke, una piattaforma distribuita gratuitamente in licenza GNU/GPL) un weblog al quale chiunque può accedere per apportare le proprie proposte e le proprie modifiche. I contributi degli utenti verranno armonizzati da un gruppo di mantainers o moderatori ed inseriti nelle varie “release” della NetCharta, con un metodo preso in prestito dalla comunità open source: alla versione 0.1.0 (versione instabile) seguiranno la 0.1.1, la 0.1.2 e così via, fino a giungere alla prima versione stabile, la 0.2.0