DoubleClick e la privacy

Giungono a conclusione in questi giorni con un nulla di fatto due inchieste contro DoubleClick, la più grande agenzia pubblicitaria online. Ma i problemi potrebbero non essere finiti.
DoubleClick e la privacy
Giungono a conclusione in questi giorni con un nulla di fatto due inchieste contro DoubleClick, la più grande agenzia pubblicitaria online. Ma i problemi potrebbero non essere finiti.

DoubleClick, la
società newyorkese leader mondiale nel campo della pubblicità online,
sta subendo una serie di controlli ai raggi X da parte delle autorità
statunitensi per questioni riguardanti la privacy. DoubleClick è appena
uscita indenne da due cause su questo argomento, ma altre indagini incombono.

Nel febbraio dello scorso anno, la Federal Trade Commision (FTC, commissione
federale per il commercio del Congresso
Usa) aveva aperto un’inchiesta riguardante l’ipotesi che DoubleClick raccogliesse
dossier riguardanti i propri utenti. In particolare, l’inchiesta
ipotizzava che la società seguisse le abitudini dei naviganti sul Web e poi vendesse
le informazioni raccolte a società terze.

All’iniziativa della FTC si era unito l’Electronic Privacy Information Center (EPIC, un’organizzazione
di pubblica utilità con sede a Washington) chiedendo che a DoubleClick fosse
proibito di utilizzare cookies senza il consenso degli utenti. Sia la
FTC che l’EPIC guardavano con sospetto l’acquisizione da parte di DoubleClick
di Abacus Direct, proprietaria del
più grande catalogo statunitense di negozi. Il timore riguardava il fatto che
DoubleClick potesse incrociare i dati dei suoi clienti con quelli dei
clienti dei negozi presenti nel database di Abacus.

Nel luglio scorso, inoltre, tredici cause intentate contro
DoubleClick in vari stati degli Usa, erano state aggregate in un unico
procedimento presso la Corte distrettuale di New York. Il giudice Naomi
Reice Buchwald
doveva accertare se DoubleClick avesse violato le leggi
federali utilizzando in maniera impropria i dati dei navigatori. L’ipotesi di
accusa era che DoubleClick, monitorando i gusti degli utenti tramite dei
cookies, li avesse poi bersagliati con messaggi pubblicitari mirati.

Proprio in questi giorni, le due inchieste della FTC e del
giudice Buchwald sono giunte al termine ed entrambe si sono chiuse con
un nulla di fatto. La FTC ha stabilito che DoubleClick non ha violato i
regolamenti sulla privacy. Dopo dieci mesi di inchiesta, la commissione
federale ha appurato che il temuto incrocio di dati tra DoubleClick e Abacus
Direct non ha mai avuto luogo. In questi dieci mesi, le azioni della società
avevano perso circa il 90 percento del proprio valore, ma poi hanno recuperato
sia per le buone notizie di bilancio, sia per la fine dell’inchiesta.

Anche il giudice Buchwald ha dovuto constatare che le politiche
di DoubleClick non violavano nessuna delle tre leggi federali in materia
di privacy e sicurezza telematica: l’Electronic Privacy Act, il Wiretap Act ed il Computer Fraud and Abuse
Act.

Il fatto che DoubleClick sia scampata alle leggi federali,
non significa comunque che le inchieste sul suo conto possano considerarsi
concluse: l’avvocato Ira Rothken, che ha depositato una denuncia contro
DoubleClick presso la contea di Marin, in California, sostiene che le
leggi di quello stato sono molto meno permissive di quelle federali. DoubleClick
non può ancora stare tranquilla.

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