Dove e quando è nato il World Wide Web? Forse non bisognerebbe porsi queste domande, perché imprigionare il genio all’interno di dimensioni spazio-temporali svuota in parte il significato della sua realtà a-dimensionale. Il genio, si sa, va oltre tempi e luoghi, si sviluppa come trama stratificata di passi avanti ed esplode in un “Eureka!” che cambia definitivamente tanto i tempi quanto i luoghi. Nonché le persone.
Dove e quando è nato il Web?
Soprattutto in questo caso, le domande “dove” e “quando” perdono di significato specifico poiché composte all’interno di tassonomie che l’evento stesso andrà a svuotare nel tempo. Il Web è per definizione un non-luogo, o un luogo virtuale, e se nasce è soprattutto per superare i limiti imposti ad una ricerca che costringe a luoghi e tempi di compresenza per poter portare avanti i propri meccanismi.
Per questo si vuol dare sì una risposta compiuta alla domanda, se non altro per rigor di storia, ma senza limitarsi alla semplice definizione esatta di un indirizzo e di un riferimento sul calendario. Questi ultimi sono utili alla storiografia, poiché fissano un momento che gli studi successivi dovranno giocoforza tenere in stretta considerazione. Quel 12 marzo 1989, infatti, nell’edificio 31 del CERN di Ginevra è successo qualcosa: una scintilla, da cui tutto è divampato. Quando le rivoluzioni avvengono, è perché attorno c’è un contesto pronto ad accoglierle: ogni rivoluzione è fatta di lunghi processi tecnici e culturali, ma tutte hanno in sé un momento della svolta, un luogo nel quale è avvenuta e una persona che (per merito, per fortuna o per intuizione) se ne rende protagonista.
12 marzo 1989, Ginevra, CERN
Tim Berners-Lee quel giorno varcò senza neppur farci caso la frontiera tra la Svizzera e la Francia: il CERN è così, costruito proprio sul confine tra i due paesi, nella periferia alta di Ginevra: con ingresso in Svizzera, ma con visuale su viti, montagne e borgate francesi. Per arrivare al suo ufficio, TBL doveva attraversare tutto il comprensorio del CERN per giungere sul fronte francese, esattamente pochi metri al di là del confine teorico tracciato dalle mappe. Neppure i confini hanno però una loro importanza in questo contesto: il CERN è di fatto sotto amministrazione svizzera, ma al di fuori della giurisdizione dei due paesi confinanti. Una sorta di territorio libero e transnazionale, insomma, nel quale sventolano oltre 20 bandiere ivi compreso il tricolore italiano.
In mano Tim Berners-Lee aveva alcuni documenti: compì il solito percorso attraversando il parcheggio fino all’ingresso, quindi salì in ascensore. Secondo piano, a destra. Lì v’era l’ufficio 2-012 nel quale nelle settimane precedenti il documento era stato messo a punto: su quei fogli v’erano le parole e le linee che rappresentano la prima pietra di quel che sarebbe stato il Web. Poco più tardi avrebbe presentato il tutto a Mike Sendall, cercando di persuaderlo del fatto che v’era una soluzione ai problemi di information retrieval e organizzazione della documentazione del CERN. Una soluzione che, forse, sarebbe andata anche un tantino oltre.
Era il 12 marzo del 1989: in Italia le radio suonavano i brani del Festival di Sanremo e Trapattoni stava vincendo lo scudetto con l’Inter. A Ginevra, in Italia e in tutto il mondo non v’era la minima consapevolezza del fatto che quel giorno sarebbe passato alla storia: quel semplice documento nelle mani di Tim Berners-Lee univa infatti i puntini di anni di evoluzione tecnologica e immaginario cyberpunk, scoprendo che ne sarebbe uscita una sorta di opera d’arte in grado di vivere vita propria.
Dove
Ma è soprattutto il “dove” ad assumere un significato particolare in questa vicenda. Perché anzitutto non si può mettere una sola bandiera sull’invenzione, né in termini di organizzazione, né in termini di localizzazione. Come se la sua dimensione transnazionale fosse scritta fin dal primo momento, il Web è nato non al di fuori, ma al di là di ogni confine. Né Svizzera, né Francia, ma nei pressi di Ginevra, su un confine tracciato da guerre e accordi bellici, posizionandosi su di una mappa che prevede uno spazio offerto alla ricerca: il CERN, Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare.
Laddove dovrebbero essere gli atomi a dover essere nel cuore delle attività dei ricercatori, viene a manifestarsi l’impellente esigenza di rendere la ricerca stessa più efficiente e performante. Troppe informazioni, troppi documenti, troppi limiti nelle comunicazioni: serve un qualcosa che consenta di andare oltre metodi precostituiti, materiali limitanti e formalismi che bloccano il pieno e libero sviluppo del potenziale del CERN. Di fatto, quindi, l’idea del Web nasce dalla ricerca stessa, come necessità primaria per accelerare lo sviluppo.
Prima di entrare nel Building 31, Tim Berners-Lee si è probabilmente guardato attorno. Il suo orizzonte è limitato: una grande collina, popolata da viti, con alcuni storici casali sui vari cocuzzoli che si stagliano sul cielo blu e le Alpi innevate. Oggi, nel marzo 2014, siamo tornati su quelle colline per guardare il Building 31 da vicino, per disegnare il contesto nel quale il Web è cresciuto.
Nelle fotografie non si vedono memoriali né bandiere, né confini né monumenti. Qui la rivoluzione è stata un semplice profumo che ha attraversato un giorno, un luogo e alcune persone. Poi è divampato, cambiando tutto tranne sé stesso: l’edificio è rimasto identico a 25 anni fa, le colline continuano a far crescere le loro viti e le Alpi circondano tutto ciò come a proteggerlo. Spazio e tempo sono fermi laddove ogni energia è dedicata alla ricerca. Tutto attorno è silenzio: qualche latrato di cane in remoti cortili cintati, in lontananza gli aerei dell’aeroporto di Ginevra sovrastati però da un placido cinguettare tra i filari.
Non sarà una fotografia a poter descrivere quel profumo. Può esserlo però l’immaginario di ciascuno che, attraverso la storia, può capire cosa succede quando il genio dell’uomo trova applicazione su un terreno pronto per far sbocciare le grandi idee. Come successe il 12 marzo 1989, nel Building 31 del CERN di Ginevra.