Sta facendo discutere l’ultima dichiarazione di Jeffrey Katzenberg, il CEO di Dreamworks, sul futuro della distribuzione digitale dei contenuti. La proposta è a dir poco singolare, per non dire del tutto incomprensibile: aumentare il prezzo dei film in proporzione alle dimensioni dello schermo scelto per godere della pellicola.
L’idea nascerebbe dal tentativo di proteggere le case di produzione cinematografiche dalla morsa della pirateria, foraggiata da un sistema di business poco ricettivo delle esigenze dei consumatori, quindi più che allettati dalla possibilità di un download gratuito illegale. Ma una simile proposta – vincolare il prezzo di un contenuto ai pollici di diagonale di un device – rischia però di sortire l’effetto opposto: abbracciare i corsari della Rete senza ripensamento alcuno.
«Questi film potrebbero essere disponibili ovunque, in modo ubiquitario, e si pagherebbe in relazione alle dimensioni. Uno schermo cinematografico costerebbe 15 dollari. Una TV da 75 pollici 4. Uno smartphone 1.99. […] Questo reinventerà l’industria dei film.»
Se di primo acchito gli utenti di smartphone e tablet sembrano essere avvantaggiati da una simile proposta, è sufficiente analizzare il costo medio del noleggio digitale di un film per scoprire come si tratti in realtà di un innalzamento dei prezzi. Già ora la media dello streaming è di circa 2 euro a contenuto, considerato però come i set-top-box e i televisori siano i device d’elezione, la maggioranza degli utenti si ritroverebbe con un improvviso raddoppio degli esborsi. E, inoltre, in che modo implementare una simile tecnologia? Di certo non in relazione ai pixel del filmato, perché indipendenti dello schermo utilizzato: un video in 4K Ultra HD rimarrà tale sia che lo si fruisca su uno smartphone da 4 pollici che su un televisore da 60 pollici. Si dovrà quindi tornare all’ormai praticamente defunto universo dei DRM, quei controlli digitali che, almeno in passato, hanno spinto l’utenza alla pirateria anziché convincerli alla legalità?
Non è però tutto: Katzenberg vuole una rivoluzione anche delle sale cinematografiche. Come? Fissando un massimo legale di 17 giorni per la programmazione del film, così che in poco più di due settimane la pellicola sia disponibile per i supporti digitali domestici. Insomma, in futuro per godere di un film al cinema ci si dovrà armare di buona lena e altrettanta fretta. E se si arriverà in ritardo, non resta che accontentarsi del piccolo schermo di uno telefonino intelligente.