Quanto accaduto nella giornata di ieri verrà citato spesso in sede di dibattito, per stabilire nuove regole e normative riguardanti l’utilizzo dei droni. Un piccolo velivolo dalla provenienza inizialmente sconosciuta è infatti stato ritrovato nel prato della Casa Bianca, a Washington. Un evento che mette in luce le falle di un sistema di sicurezza costruito intorno al presidente degli Stati Uniti e della sua famiglia, incapace di far fronte ad alcuni potenziali rischi connessi al progresso tecnologico.
Oggigiorno è infatti estremamente semplice acquistare e pilotare un drone, anche modelli capaci di coprire lunghe distanza pilotati da remoto. L’averne scoperto uno all’interno di quello che dovrebbe essere uno degli edifici più sorvegliati al mondo fa capire quanto il loro impiego possa avere fini tutt’altro che nobili: per lo spionaggio ad esempio o ancor peggio come strumento d’attacco mediante il trasporto di esplosivi. Una vicenda dalla quale i Servizi Segreti a stelle e strisce non escono di certo a testa alta, confermando l’esigenza di una riforma già in parte attuata di recente con l’obiettivo di garantire una maggiore protezione al presidente Obama.
Risulta chiara anche la necessità di una regolamentazione relativa all’impiego dei droni, un terreno sul quale anche l’Italia ha già mosso i suoi primi passi, con ENAC che impone l’obbligo di ottenere patentino e assicurazione per i modelli professionali.
Tornando a quello ritrovato nella Casa Bianca, una fonte ha comunicato a Bloomberg che si tratta di un velivolo appartenente ad un uomo residente nelle vicinanze (un dipendente governativo secondo le indiscrezioni), che ne ha perso il controllo in modo accidentale durante un utilizzo prettamente ludico. Dopo aver avvisato le forze dell’ordine dell’accaduto, sarebbe stato interrogato dai Servizi Segreti mostrandosi pienamente collaborativo. Nessun pericolo concreto per Barack Obama, impegnato in una trasferta in India.