Ogni anno in Italia vengono gettate tra i rifiuti oltre 260 milioni di pile alcaline. Di questo immenso quantitativo, buona parte finisce negli appositi raccoglitori dopo aver eseguito a pieno il proprio compito. Ma la quantità di pile smaltite prematuramente è ancora molto elevata: secondo alcune analisi condotte da Duracell, infatti, ogni anno circa il 30% di tali unità presenta al proprio interno un’energia residua sufficiente ad alimentare numerosi dispositivi. In alcuni casi si arriva addirittura al 40% della carica totale presente all’acquisto, rendendo la questione particolarmente importante sia dal punto di vista economico che ambientale.
Circa una pila su tre, insomma, non è ancora del tutto scarica quanto viene cestinata. Il più delle volte, secondo Duracell, la causa sarebbe da ricondurre ad una concezione largamente diffusa ma profondamente sbagliata: la segnalazione da parte di un dispositivo della necessità di sostituire le pile non implica infatti che queste siano totalmente scariche, bensì che non posseggono energia a sufficienza per le funzioni richieste. Funzioni che chiaramente richiedono differenti quantitativi di energia a seconda dei casi: una pila che per una fotocamera non può più essere utilizzata, ad esempio, può rivelarsi invece ottima per un altro dispositivo dai consumi più bassi.
Un esempio: una batteria utilizzata su di una fotocamera digitale che conserva ancora il 22% di autonomia, se spostata su di un giocattolo per bambini potrebbe fornire ancora una autonomia del 66%, regalando così ulteriori ore di gioco invece di essere semplicemente buttata tra i rifiuti. La cosa è possibile grazie alla diversità di assorbimento energetico, il che consente di recuperare la carica non più utilizzata dalla fotocamera per animare pupazzi o autovetture per il divertimento di un bambino.
Calcolando la media della carica residua all’interno di ciascuna pila delle 12 mila raccolte per condurre l’analisi e moltiplicando tale numero per il totale, il risultato è decisamente sconcertante: ogni anno viene infatti buttato l’equivalente di oltre 900.000 kWh, sufficienti ad esempio per alimentare 10 mila automobili per un’ora, oppure 300 mila abitazioni per lo stesso arco di tempo. Trattasi insomma di uno spreco complessivo di elevate proporzioni, il quale grava sulle tasche degli italiani in maniera significativa, oltre che sull’ambiente.
Come ben noto, infatti, le pile sono rifiuti difficilmente smaltibili e necessitano di apposite procedure di recupero, motivo per cui vengono raccolte in appositi contenitori affinché non vengano gettate insieme ai tradizionali rifiuti. Lo spreco energetico in questione ha come inevitabile conseguenza un sensibile incremento nel consumo di pile rispetto a quanto in realtà strettamente necessario, con un impatto sull’ambiente certamente non di poco conto.
Ecologia e sostenibilità potrebbero dunque andare d’accordo con logiche prettamente economiche nel momento stesso in cui la conoscenza rendesse i consumi più intelligenti ed i consumatori più consapevoli. I dati offerti da Duracell consentono di guardare alle batterie come ad una risorsa da sfruttare fino in fondo, senza sprechi nascosti da una errata conoscenza dello strumento.
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