Alphabet, parent company che tra le altre divisioni controlla anche il business di Google, nel 2015 ha mosso 15,5 miliardi di dollari (14,9 miliardi di euro) verso una società alle Bermuda, risparmiando un totale pari a 3,6 miliardi di dollari in tasse. A svelarlo la documentazione depositata dal gruppo californiano il 12 dicembre presso la Dutch Chamber of Commerce, resa pubblica nella giornata di martedì e ripresa dal quotidiano olandese Het Financieele Dagblad.
Il denaro veicolato attraverso la sussidiaria olandese Google Netherlands Holdings BV (che non ha dipendenti al proprio servizio) e indirizzato poi alle Bermuda è stato nello scorso anno del 40% superiore rispetto a quello del 2014. Una pratica in atto dall’ormai lontano 2004 e, va precisato, del tutto rispettosa delle attuali normative vigenti a livello internazionale. È il ben noto modus operandi definito Double Iris e Dutch Sandwich, attraverso il quale l’azienda ha ridotto nel 2015 la pressione fiscale al 6,4% al di fuori degli Stati Uniti, stando a quanto si legge in un documento depositato presso la Securities and Exchange Commission. La posizione del gruppo di Mountain View è chiara ed esposta in una dichiarazione affidata alle pagine di Bloomberg.
Rispettiamo le leggi sulla tassazione in ogni paese in cui operiamo.
Del denaro in questione, circa 12 miliardi di euro provengono da Google Ireland Limited, che raccoglie la maggior parte dei profitti derivanti dall’attività di advertising online, ancora oggi il business più importante del gruppo. Il resto arriva dalla sussidiaria di bigG a Singapore, che opera con una funzione del tutto simile. La divisione olandese trasferisce i fondi a Google Ireland Holdings Unlimited, con sede alle Bermuda.
Il governo irlandese è intervenuto nell’ottobre 2014 per colmare il gap normativo che consente la messa in atto del sistema Double Irish, ma le società potranno continuare ad operare in questo modo fino al termine del 2020. Google, così come altre società del settore hi-tech, sta affrontando la questione, anche in Europa, su pressione di governi e istituzioni. Un paio di esempi: in Indonesia dovrà risolvere una disputa legale riguardante la tassazione entro il 31 dicembre per non incorrere in una sanzione che potrebbe arrivare a 223 milioni di dollari, mentre in Francia e in Spagna è sotto osservazione dallo scorso anno.