Dal primo gennaio 2015 entrerà in vigore una nuova normativa voluta dall’Unione Europea in materia di e-Commerce diretto. Nella fattispecie la novità interesserà le vendite online che riguardano principalmente i beni non materiali come, per esempio, le applicazioni degli smartphone, i servizi di streaming, di comunicazione e tanto altro. La principale novità è una sola ma molto importante. Sino ad oggi, tutti i beni non materiali venduti online includevano il valore dell’IVA del fornitore dei servizi.
Con la nuova norma, a partire dal primo gennaio 2015, tutti i beni non materiali venduti online si vedranno applicare l’aliquota del Paese del cliente, per l’Italia quindi, l’aliquota del 22%. Questo significa che in molti casi gli utenti si troveranno improvvisamente da gennaio a dover pagare di più. Per esempio, Skype oggi applica l’IVA del Lussemburgo, pari al 15%, ma da gennaio per la vendita dei suoi servizi in Italia dovrà aggiornare i listini con l’IVA al 22% con un aumento del 7%. Imposizione fiscale che riguarderà anche il noto servizio Airbnb. Tuttavia, in questo caso, essendo l’aliquota irlandese al 23% (Airbnb ha sede a Dublino), almeno per quanto riguarda l’Italia i prezzi saranno ricalcolati al ribasso.
La rivoluzione fiscale voluta dall’Unione Europea toccherà anche i market delle applicazioni mobile, ma fortunatamente, essendo molte App vendute a prezzi estremamente contenuti, i rialzi di costo potrebbero risultare poco percettibili o grazie agli arrotondamenti addirittura inesistenti. Piuttosto, per gli sviluppatori sussisterà il disagio di dover gestire aliquote diverse per ogni Paese europeo in cui saranno vendute le loro App. Fortunatamente, almeno per quanto riguarda Google, per la vendita delle App Android sarà lo stesso Big G a gestire l’IVA ed a versarla per conto degli sviluppatori.
Si sottolinea, che la nuova normativa europea riguarda solo le transazioni B2C, quindi quelle tra aziende e privati e non quelle tra azienda ed azienda o professionisti.