Il Dipartimento per l’innovazione e la tecnologia della Presidenza del Consiglio, in collaborazione con Federcomin, ha presentato «la prima ricerca in Italia sull’universo dei contenuti digitali». I risultati del rapporto configurano un dipinto roseo del settore, con un trend di crescita che, sia pur se in leggera flessione, si conferma anche per i mesi a venire. Ma il ritardo accumulato negli anni rimane consistente.
Il 1° Rapporto sul mercato dei Contenuti Digitali fotografa una situazione odierna che raggiunge 1140 milioni di euro (10.8% rappresentato da pubblicità, 10.2% rappresentato da Public content e 79% costituito da contenuti a pagamento). Interessante l’ulteriore analisi interna alle tre categorie citate. La crescita globale tra il 2004 ed il 2005 è stata del 30%, mentre la curva ascendente verso il 2006 dovrebbe nelle previsioni fermarsi a +26%.
I contenuti a pagamento (899.6 Mln di euro) sono costituiti per la maggior parte da “Mobile entertainment” (520 mln) ed “Infotainment” (263 mln); i contenuti video raggiungono 83 mln, il settore News accumula 32 mln e la musica (forse il più discusso degli ambiti del settore) raggiunge appena 600.000 euro. Oltre 3/4 dei proventi pubblicitari è raccolto dai cosiddetti portali, ma ampia rilevanza è raccolta dal settore News (a quota 23 mln sui 123.3 totali). Il settore Public Content è equamente suddiviso tra Turismo, Giacimenti culturali ed ambito Education.
Decisamente interessante l’elaborazione che presenta la suddivisione degli introiti tra gli operatori del settore: il solito schema piramidale fotografa infatti una situazione nella quale 6 operatori TLC si dividono ben il 60% della torta, mentre 120 produttori di contenuti devono accontentarsi di appena il 17% del totale.
Il rapporto identifica la connettività e l’assenza di opportuni sistemi di pagamento come il maggior collo di bottiglia alla crescita del settore, ma è soprattutto nell’estensione della banda larga che il report vede il traino per l’esplosione del mercato e-content. Tale aspetto è però affrontato senza troppa incisività nel quadro delle politiche di intervento auspicate, ove gli incentivi per la banda larga rivestono la voce minore tra le risorse impegnate e dove il quadro d’azione previsto non appare sufficientemente forte per risolvere i reali problemi emersi negli anni. E’ lo stesso report a fotografare infatti un ritardo previsto di circa 2 anni nel mercato italiano dell’e-content: mentre i paesi più avanzati puntano dritti al mercato dei contenuti video, infatti, l’Italia è ferma alla commercializzazione di loghi e suonerie, ed il reale approdo a «any time, any content, any platform» è indicato per il «2006+». Ovvero, tra almeno 2 anni.