E Google diventò un codice a barre

E Google diventò un codice a barre

Chi si troverà ad aprire l’home page di Google quest’oggi si ritroverà quasi certamente un po’ spiazzato non trovando il classico logo colorato del celebre motore di ricerca.

Il logo di BiG è stato infatti sostituito da… un codice a barre. Il classico codice a barre che troviamo applicato a tantissimi prodotti di uso comune con lo scopo di indicarne le peculiari caratteristiche.

Ricorre proprio oggi l’anniversario dell’invenzione del codice a barre e Google, come spesso capita, ha voluto così omaggiare questo evento. Era difatti il 7 ottobre del 1948 quando Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, due studenti dell’Università di Drexel, cercarono di costruire un sistema che automatizzasse le operazioni di cassa per un imprenditore di loro conoscenza operante nel settore alimentare.

L’idea di base fu quella di attuare una “traduzione” grafica dei segnali del codice Morse, disegnando delle barre lunghe o corte in relazione al tipo di lettera da codificare.

Da lì si passò poi all’uso di codici a barre ovali e via via, anche grazie all’arrivo dei lettori laser per la decodifica, si ebbe un’evoluzione costante e significativa di questo sistema, divenuto adesso un elemento imprescindibile per la catalogazione di qualsiasi prodotto moderno.

Che siano generi alimentari, che siano oggetti di elettronica o anche convogli ferroviari e altri mezzi di trasporto, praticamente tutti gli oggetti e gli strumenti costruiti in grande numero utilizzano il classico schema apparentemente senza senso che racchiude su sfondo bianco un insieme di barrette nere, un sistema tanto efficiente da essere ancora utilizzato, seppur con alcune modifiche, dopo ben 51 anni dalla sua nascita.

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