Dopo l’exploit di World Of Warcraft e dopo l’arrivo delle tecnologie apripista, al momento a vendere di più sono i giochi in multiplayer, quelli cioè che consentono la connessione in rete, ma ancora di più sembra che la connessione in rete stessa e le possibilità che offre siano di per sè un elemento che può modificare il successo di un gioco.
Al cambiare delle console e delle tecnologie di gioco, come è comprensibile, cambiano anche quegli elementi che se ben applicati più facilmente possono diventare vere e proprie killer application. Al momento quello che i dati di mercato dicono è che un gioco ben realizzato può aumentare le sue vendite anche del 500% se prevede il gaming online.
Con l’aumentare delle connessioni broadband in tutto il mondo, con l’aumentare della potenza di calcolo dei computer, dell’esperienza dei videogiocatori e delle connessioni WiFi casalinghe a cui attaccare le console, il gioco in multiplayer è diventato una realtà e i risultati ottimi di grandi giochi come Gears Of War stanno dimostrando che la dimensione online ormai conta tantissimo.
Eppure solo la metà dei giochi in commercio la sfrutta, mentre il restante 50% sono videogame che prevedono unicamente un gioco offline e che vendono complessivamente la metà dei loro omologhi connessi in qualche maniera ad internet. E la perdita per la società che li produce non è unicamente nei termini di copie vendute, perchè un gioco che stimola gli utenti a connettersi e giocare tra di loro è uno stimolo in più ad accedere a portali e quindi vedere pubblicità o scaricare altri contenuti. È il successo di Xbox Live a provare come l’effetto benigno di Gears Of War si sia potuto misurare anche più in là della semplice vendita di numerose copie.
Curiosamente Nintendo Wii, la console più venduta e che ha il maggior numero di giochi scaricabili online non prevede poi per molti di essi l’opzione multyplayer, segno che ad ogni modo la killer application è importante per vendere ma non è ovviamente l’unica componente.