E poi venne la iBanca

Se Apple aprisse una iBanca? Utenza, fiducia e denaro non sono un problema per il gruppo di Tim Cook, mentre lo sono oggi per le banche tradizionali.
E poi venne la iBanca
Se Apple aprisse una iBanca? Utenza, fiducia e denaro non sono un problema per il gruppo di Tim Cook, mentre lo sono oggi per le banche tradizionali.

Se Apple fosse un istituto di credito? Se Apple aprisse un giorno una banca? La chiamerebbe probabilmente iBanca, questo sembra certo. Ma l’ipotesi va al di là del mero gioco dell’assurdo: perché se Apple facesse davvero una mossa simile, per il gruppo si aprirebbero nuove opportunità. E per il mondo delle banche si aprirebbe uno spauracchio infinito.

L’ipotesi viene rilanciata in queste ore da Milano Finanza con grande evidenza, ma non è un quadro del tutto nuovo: già Jean-Michel Billaut ha trcciato un quadro similare nelle settimane scorse, ed i presupposti appaiono del tutto similari. La base è quella di uno studio Toluna e Kae di inizio anno, quando per la prima volta il ragionamento per assurdo ha preso il via delineando l’ipotesi della iBanca come cartina di tornasole per giudicare non tanto le potenzialità Apple nel settore, quanto per capire l’impatto che una eventualità simile avrebbe avuto.

L’idea è quella per cui, ragionando per semplici possibilità, Apple oggi avrebbe tra le mani tanto denaro, tanta fiducia e tanti clienti da poter trasformare questi tre ingredienti in un mix in grado di far tremare un intero settore. Le stime sono presto fatte: se un giorno Tim Cook annunciasse l’apertura della ipotetica iBanca, nel giro di 24 ore avrebbe già in mano quasi 40 milioni di clienti in tutto il mondo. Il che significa più di qualsiasi altro istituto bancario concorrente.

Denaro, utenza e fiducia: il denaro è stato accumulato con un rilancio dietro l’altro, passando per iPod, iPhone ed iPad per un successo planetario firmato Steve Jobs che ha trasformato l’azienda nel gruppo più capitalizzato del pianeta; utenza, perché gli utenti sono ormai legati al gruppo non soltanto tramite i prodotti, ma anche tramite servizi di pagamento e concessione di dati personali per la formalizzazione di abbonamenti ed acquisti online; fiducia, poiché nessun gruppo ha saputo fidelizzare la propria community come il gruppo di Cupertino.

Le banche hanno perso nel tempo tanto il denaro (disperso in operazioni ad alto rischio che hanno annichilito la capitalizzazione del settore bancario), quanto l’utenza (strappandosela a colpi di offerte e pubblicità), quanto la fiducia (caduta sempre più in basso a partire dal caso Lehman Brother in poi). Una iBanca avrebbe quindi buon gioco a proliferare mettendo a disposizione dell’utenza non soltanto formule di deposito, ma anche soluzioni tecnologiche per l’accesso ai conti, soluzioni metodologiche per l’avvio di vantaggiose soluzioni di pagamento online e soluzioni strategiche per l’integrazione dei pacchetti con assicurazioni, forme previdenziali.

Una iBanca non è ad oggi ipotizzabile, ma se mai un giorno Tim Cook la annunciasse si aprirebbero orizzonti poco sereni per gli istituti bancari.

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