Non è ancora tempo per l’e-voting, il sistema che dovrebbe permettere il voto tramite la Rete cancellando così la secolare scheda elettorale cartacea. Secondo alcuni ricercatori universitari il sistema non sarebbe sufficientemente sicuro, e così il Pentagono è costretto a far marcia indietro e riconsiderare i propri piani in merito.
Il progetto portato avanti dal Dipartimento della Difesa porta il nome di SERVE (Secure Electronic Registration and Voting Experiment): sia pur se temporaneamente fermo, il progetto andrà comunque avanti in quanto, secondo Glenn Flood, le condizioni per la sicurezza totale stanno migliorando progressivamente.
Di ben altro avviso Avi Rubin, David Wagner, David Jefferson e Barbara Simons, i firmatari del monito. Secondo i quattro ricercatori l’e-voting non sarà possibile almeno fin quando l’intera struttura non sarà riprogettata a partire dalle basi: “computer non sicuri e rete non sicura danno vita a votazioni non sicure”, questa la conclusione di David Wagner dell’Università della California.
Il sistema dovrebbe essere usato per piccole percentuali di votanti residenti all’estero, ponendo così in essere un esperimento tale da non poter mettere in discussione la sicurezza del voto testando sul campo il sistema. Parallelamente al progetto SERVE è sorto anche il cosiddetto Open Vote Foundation, cioè l’associazione che, ponendosi le stesse finalità del progetto federale (Open Vote Project), mira a raggiungere l’obiettivo percorrendo la via dell’Open Source.