I consumatori italiani online possono essere costretti a sostenere costi extra quando acquistano alcuni prodotti, dai capi griffati alle cuffie, dagli utensili da cucina alla cancelleria. Sono gli effetti del così detto “platform ban“, una pratica attraverso la quale alcuni marchi impediscono la vendita dei propri prodotti sui marketplace online come eBay. Tuttavia, queste restrizioni sono sconosciute alla maggior parte dei consumatori. Infatti, secondo un’indagine condotta da Toluna per conto di eBay, il 77% degli acquirenti online non aveva mai sentito parlare del “platform ban”.
Una volta venuto a conoscenza che un’azienda applica queste restrizioni, un intervistato su 5 ha affermato di aver meno fiducia in quel brand, mentre l’85% degli utenti ha richiesto ai brand maggiore trasparenza su questo tema. Secondo le previsioni, quest’anno il commercio elettronico in Italia genererà un volume d’affari pari a 19,3 miliardi di euro e la ricerca effettuata da eBay rivela che ben il 95% degli acquirenti italiani si aspetta di trovare i propri marchi preferiti sui marketplace online e il 75% si aspetta di trovare anche il prezzo più conveniente su questi siti. Infatti, solo il 6% dei rispondenti ha dichiarato che si rivolgerebbe direttamente al produttore per trovare il miglior prezzo.
La ricerca di eBay, inoltre, rivela che il prezzo continua a essere la prima priorità per gli acquirenti italiani, il 97% degli acquirenti, infatti, lo ha menzionato fra le loro prime tre priorità mentre la vastità della scelta (49%) e la convenienza (48%) sono gli altri fattori importanti.
Su questo fenomeno, Paul Todd, Senior Vice President eBay è intervenuto informando che:
I consumatori vogliono trovare i marchi che amano al miglior prezzo tramite marketplace online convenienti. I nostri venditori ci hanno informato che le restrizioni sulle vendite online consentono ai marchi di mantenere i prezzi alti in maniera artificiale, limitare la scelta dei consumatori e che potrebbero anche violare le normative dell’Unione Europea sulla concorrenza. Ora che la Commissione Europea sta portando avanti un’inchiesta su questa pratica, noi vogliamo informare gli utenti italiani sulle restrizioni e mostrare loro che questa pratica non risponde a un loro interesse ma anzi ha dei costi aggiuntivi.