È particolarmente interessante il primo comunicato stampa eBay Italia post natalizio. Un numero emerge su tutti: ben 88 mila regali saranno riciclati nelle prossime settimane su eBay, trovando così nel bazar un modo intelligente per far fruttare un regalo non particolarmente apprezzato. Secondo una ricerca Research International sono gli uomini a farsi meno problemi nel riciclo dei regali (74.000), mentre per le donne (14.000) c’è qualche resistenza aggiuntiva.
Il numero dei regali non troppo azzeccati è molto elevato, e solo una parte di essa, ad oggi, torna nel circolo dello scambio di mercato: «tra coloro che non optano per la vendita online su eBay ma decidono comunque di non limitarsi ad accumulare i doni indesiderati, in media il 18,5% circa li riciclerà regalandoli a qualcun altro, mentre il 10,5% circa li darà in beneficenza. Entrambe queste soluzioni sono preferite dalle donne, con percentuali rispettivamente del 19,5% vs 18% degli uomini, e del 12,5% vs 9,5%. Dalla ricerca Reserach International è emerso che sono quasi 7 su 10 gli intervistati che non useranno i regali non graditi trovati sotto l’albero con la conseguenza che saranno almeno 25 milioni gli oggetti non usati “parcheggiati” nelle case degli italiani. Poco lo sforzo di farseli piacere o di trovare comunque un utilizzo, almeno parziale: il 68% degli italiani si limiterà ad accantonarli (circa 13 milioni di uomini e 12 milioni e 400 mila donne)».
Tra i regali meno apprezzati vi sono normalmente maglioni, cravatte e pigiami, odiati da oltre 7 milioni di italiani (un buon motivo per cercare altre idee l’anno venturo). Non particolarmente apprezzati neppure gli oggetti per la casa ed i libri: «negli ultimi anni abbiamo osservato una tendenza crescente a fare regali di Natale utili e ragionati: in altre parole, sta un po’ scomparendo il gusto del superfluo e ci si orienta invece verso scelte più meditate; in questo senso, risultano assai più graditi i regali evidentemente pensati, scelti e destinati all’individuo, mentre lo sono meno quelli genericamente più impersonali» (Stefano Carlin, CEO Research International).