A distanza di 24 ore l’accordo tra eBay e Google fa ancora discutere a seguito delle varie interpretazioni che il mondo finanziario ha offerto sulla vicenda. La giornata a Wall Street si è chiusa ieri con eBay in crescita dell’1.94% (+0.12% nell’after hours) e Google a +2.06% (+0.02 nell’after hours).
Tra i primi a premiare l’accordo tra le parti è stato l’autorevole giudizio di Standard & Poor’s Equity Research. eBay, infatti, è quotato a “5 stelle”, ovvero uno «Strong buy» che la dice lunga sulla fiducia espressa nel titolo. eBay infatti rafforza una partnership importante, monetizza il grande traffico creato con il proprio sito e, inoltre, trova nuovo lucro ottenendo un introito dalle ricerche che gli utenti compiono una volta installata la Google Toolbar in distribuzione assieme a Skype. In questo giudizio il click-to-call è visto con una certa diffidenza e comunque senza ricadute nell’immediato, ma il resto del quadro dipinto è più che sufficiente per suggerire agli investitori di avventurarsi nell’acquisto di un titolo che (va ricordato) rispetto al Gennaio del 2005 ha perso quasi il 60% del proprio valore.
4 stellette («Buy») sono affibiate al titolo GOOG. Il traino rappresentato da Skype ed il mercato conquistato con l’accordo con eBay estendono ancora una volta la portata del potenziale di Google portando ancora una volta linfa a quel settore della ricerca che il motore vede ancora e sempre come unico e vero core business dell’azienda. Giudizi meno positivi colorano di tinte fosche l’orizzonte di Yahoo, motore che si trova un’altra strada sbarrata e vede ridotto il potenziale dell’accordo firmato a suo tempo con eBay in ambito USA.
C’è però anche chi ha voluto vedere il lato meno positivo della vicenda, identificato nell’occasione internamente al rapporto tra eBay e la propria utenza. Una analisi MarketWatch, infatti, ha sottolineato come il grado di soddisfazione dei venditori (e non il tasso di monetizzazione del traffico) rappresenta il vero valore di eBay. L’accordo può dunque dare buoni risultati nel breve periodo, ma nel lungo periodo la cosa importante è garantire utenza all’interno del bazar, affinchè i venditori abbiano tutti gli strumenti e le potenzialità di vendere, guadagnare e rimanere sulla piattaforma eBay. Gli accordi con Google e Yahoo, invece, potrebbero determinare l’effetto contrario: una ricerca errata o priva di risultanze all’interno di eBay, infatti, porterebbe l’utente a trovare pubblicità e risultati esterni al bazar stesso, spingendo potenzialmente l’utente verso altri lidi.
Tale emorragia sarebbe totalmente deleteria e da eBay fanno sapere di aver valutato con attenzione tale tipo di problematica vedendo però negli accordi firmati più benefici di quanti non siano in realtà i rischi. Ovviamente Google e Yahoo non sono pensati per trattenere il potenziale acquirente sui negozi di eBay, dunque in casi particolari la loro presenza si fa ingombrante («e, sfortunatamente, i partner di eBay non fanno nulla per risolvere questa situazione»). Il tutto appare comunque sotto controllo e la firma pluriannuale lascia ipotizzare una severa valutazione della situazione da parte degli analisti di parte. L’estensione del paniere di offerta del bazar, inoltre, diventa una prima soluzione al problema, aumentando le potenzialità di vendita e diminuendo le probabilità di insoddisfazione e fuga dell’utente.