Volge al termine il contenzioso tra eBay e Tiffany, iniziato nel lontano 2004 con una denuncia da parte della famosa catena di gioiellerie nei confronti dei portale di aste online, reo di aver permesso la vendita tramite il suo sito di prodotti ‘made in Tiffany’ non originali. Il verdetto arriva da una corte di New York e solleva eBay da ogni accusa: il portale non avrebbe infatti la responsabilità legale di prevenire la vendita di prodotti contraffatti; il compito spetterebbe infatti a chi deve difendere il proprio marchio.
«La corte non è insensibile a Tiffany e a chi ha investito enormi risorse nello sviluppo dei loro marchi, solo per vederli sfruttati da altri su Internet», ha sentenziato il giudice distrettuale Richard Sullivan. «Tuttavia, la legge è chiara: è il possessore del marchio di fabbrica a doversi far carico del controllo del proprio marchio». Secondo il giudice, inoltre, eBay avrebbe immediatamente rimosso gli articoli notificati da Tiffany e impegnerebbe 5 milioni di dollari l’anno per mantenere un motore di ricerca creato allo scopo di identificare le truffe, oltre a offrire il programma Verified Rights Owner (“VeRO”), tramite il quale notificare la vendita di prodotti lesivi nei confronti di alcuni marchi.
Prevedibile la reazione da parte dell’accusa, da cui trapela l’ipotesi di ricorrere in appello. L’azienda a capo del marchio Tiffany si dichiara, attraverso il portavoce Mark Aaron, «scioccata e profondamente costernata» dalla sentenza del giudice, in decisa controtendenza rispetto a quanto accaduto precedentemente presso un tribunale francese nel caso che vedeva Moet Hennessy Louis Vuitton sfidare ed aver la meglio su eBay. In tale occasione, il colosso del lusso LV aveva infatti costretto eBay ad un risarcimento da 40 milioni di euro per non aver posto in atto misure preventive contro la vendita di materiale contraffatto all’interno del suo portale. Secondo Tiffany a rimetterci saranno anche e soprattutto i venditori onesti operanti proprio su eBay, per i quali non viene operato il necessario distinguo ed i quali dovranno fare i conti contro l’illecita concorrenza dei venditori truffaldini.