La Commissione Europea ha confermato l’intenzione di forzare Francia e Lussemburgo affinché aumentino l’imposta sugli ebook e si allineino agli altri paesi membri, altrimenti verranno deferiti alla Corte di Giustizia. Sull’argomento Bruxelles sembra davvero non scherzare: di mezzo c’è la fragile coerenza fiscale del vecchio continente, nella quale colossi come Amazon si stanno infilando.
Una vera battaglia commerciale, quella dei due paesi sotto l’egida della bandiera a 12 stelle, che hanno abbassato sensibilmente quest’estate l’imposta sugli ebook, qualificandoli come fossero libri cartacei. Decisione sorta quando si sono accorti che questo avrebbe comportato l’investimento di Amazon in basi operative sui loro territori.
Nella selva di editori, interessi locali e sovranazionali, è facile perdersi e difficile capire da che parte stare. Basti l’esempio del trust individuato (e portato alla sbarra) negli Stati Uniti per capire come la concorrenza spietata, la fiscalità e gli interessi dei consumatori non hanno ancora trovato una piattaforma condivisa.
Il risultato è il tentativo clamoroso di Francia e Lussemburgo di andare avanti da soli, senza aspettare l’Europa. Le autorità continentali hanno dapprima multato i due paesi, e ora hanno ufficialmente dato 30 giorni prima del deferimento, cosa che comporterebbe azioni ancora più pesanti. La politica pro-booksellers (non solo Amazon, ma anche obo, Barnes & Noble e Bilbary, hanno sedi in Lussemburgo per sfruttarne le condizioni fiscali) non piace al vecchio continente, che a fatica sta lavorando ad un piano per una IVA unificata ovunque. La stella polare, infatti, è evitare disparità di trattamento che ingenerino una distorsione del mercato.
La Commissione Europea ha detto che è già parzialmente stata creata una «grave distorsione della concorrenza a danno degli operatori» nei 25 paesi che compongono l’Unione Europea, e ha confermato di aver ricevuto denunce da parte un certo numero di ministri delle finanze che evidenziano l’effetto negativo sulle vendite di libri nei loro mercati interni. Il quotidiano inglese The Guardian non è andato molto per il sottile e ha accusato apertamente Amazon di aggirare l’IVA con una scontistica particolare agli editori, sfruttando il fatto che il 20% teorico è ben più alto del 3% che la società deve pagare allo stato del Lussemburgo.
Pare che i due paesi incriminati dovranno, per evitare guai peggiori, alzare le proprie imposte. Il Lussemburgo dovrebbe alzare l’IVA applicata ai servizi digitali (compresi e-book) dal 3% al 15%, mentre la Francia dovrebbe tornare al vecchio 19,6% dal 7% odierno. Ma c’è anche la possibilità che i due paesi, molto francamente, se ne infischino, e preferiscano pagare la maxi multa, senza neppure eccepire. In questo caso, alcuni commentatori scommettono che in breve tempo altri paesi entrerebbero nel giro dei “traditori”. E sarebbe il caos.
È decisamente venuto il momento che l’Europa aggiorni la sua visione fiscale dell’ebook, magari avendo il coraggio di considerarlo per quello che è: un libro, dello stesso valore culturale. Omologando quindi, ma al ribasso, le relative tassazioni.