Un giudice federale ha respinto martedì un’istanza presentata da Apple e altri cinque editori per il caso eBook, per chiudere la class action che accusa il colosso di Cupertino e altre aziende di collusione per il rialzo dei prezzi dei libri elettronici. Una vicenda che va ormai avanti dallo scorso agosto.
Una sentenza, emessa dal giudice Denis Cote della US District Court for the Southern District of New York, citava numerosi esempi di possibilità di collusione tra Apple e gli editori, concludendo che il regime di fissazione dei prezzi degli eBook meritasse ulteriori indagini. Steve Berman, avvocato principale e managing partner di Hagens Berman, lo studio legale che sta gestendo la causa, ha affermato di essere ansioso di portare avanti il caso.
La class action sostiene nel dettaglio che Apple, Hachette, Simon & Schuster, Macmillan, Penguin e HarperCollins abbiano cospirato per aumentare il prezzo degli eBook utilizzando un modello di vendita differente dal predominante “wholesale“. Secondo questo modello alternativo, un editore è libero di fissare il costo del suo libro elettronico che vende direttamente ai consumatori tramite una terza parte, in questo caso Apple e il suo servizio specifico iBookStore. In cambio, il colosso di Cupertino riceve una percentuale per ogni titolo venduto.
Il modello opposto, che fece e fa la fortuna di Amazon e del suo Kindle, permette invece ai rivenditori di fissare il prezzo degli eBook acquistati da un publisher, con la possibilità ovviamente di poter stabilire dei costi inferiori al fine di consolidare la propria quota di mercato. Berman spiega:
«Fortunatamente per gli editori, Apple era inoltre terrorizzata dai prezzi di Amazon e in particolare dalla popolarità di Kindle. Piuttosto che competere sulla base del merito, il prezzo e la convenienza, abbiamo intenzione di dimostrare come la cabala abbia cercato di ingannare il sistema»
La sentenza di martedì è un’ulteriore sconfitta per il colosso in questo campo: la causa civile, che cerca di ricompensare gli acquirenti di eBook per le perdite subite per colpa dei prezzi imposti dal gruppo accusato, andrà avanti anche se devono ancora essere annunciate le date successive dell’udienza.