I modelli di iPhone più recenti sono certificati IP68, questo vuol dire che hanno un ottimo grado di resistenza all’acqua e alla polvere. E anche alle cadute. Ma come fa Apple stessa a ricevere questa certificazione? Quali sono gli stress test che i dispositivi devono superare prima di essere immessi sul mercato?
Marques Brownlee, giornalista tech specializzato ha potuto visitare uno di questi laboratori dove i dispositivi subiscono delle vere e proprio torture, nel suo profilo X ha raccontato quello che ha visto.
Pioggia battente e immersione in piscina
Gli iPhone vengono sottoposti a molteplici livelli di test di resistenza all’acqua per ottenere i diversi gradi di protezione IP. Ad esempio, il livello 1 IPX4 simula la pioggia utilizzando un gocciolatoio, senza nessun tipo di pressione a complicare le cose. Il livello 2 IPX5 prevede un getto d’acqua a bassa pressione continuo.
Nel livello 3 IPX6, una macchina spara acqua ad alta pressione sull’iPhone montato di fronte ad essa. E poi c’è il test finale: l’iPhone viene immerso sott’acqua e come se non bastasse viene aggiunta pressione per simulare la profondità per un lungo periodo per ottenere la resistenza all’acqua IPX8.
Oltre ai test di resistenza all’acqua Apple conduce anche quelli di resistenza alle vibrazioni e alle cadute. A Cupertino hanno acquistato e programmato un braccio robot industriale per testare la resistenza dello smartphone a diversi angoli di caduta e su diversi materiali. Un test rigoroso analizzato frame by frame attraverso videocamere ultra veloci. Test di questo tipo non servono solo a certificare la resistenza di un dispositivo, ma ci fanno capire anche che inserendo nell’equazione materiali ultraresistenti tenuti insieme tra loro da chiusure ermetiche o magari sostanze adesive speciali, la riparabilità o la sostituzione di alcune parti dello smartphone può esser davvero complicata e costosa. Tuttavia negli ultimi anni Apple ha fatto passi avanti in tal senso.