Associazioni di categoria e rivenditori di tutta Europa hanno attaccato il nuovo piano per la sicurezza dell’Unione Europea perchè la sua attuazione potrebbe comportare un calo di ben 11 miliardi di euro all’anno dei ricavi nelle vendite online. Il progetto dell’Unione Europea prevederebbe, infatti, che i clienti per transazioni superiori ai 10 euro sarebbero tenuti ad inserire informazioni di sicurezza aggiuntive. Per esempio, un numero di identificazione personale. Sicuramente trattasi di una modifica che potrebbe incrementare la sicurezza delle transazioni ma presenta un’altra faccia della medaglia di cui i rivenditori online hanno molta paura.
Inserire un ulteriore sistema di sicurezza significa rendere il processo d’acquisto molto più lento e macchinoso e questo potrebbe spingere i clienti ad abbandonare la via dell’online. Secondo le stime, infatti, il calo del giro degli affari potrebbe essere di 11,1 miliardi di euro all’anno. L’Autorità bancaria europea (Eba) punta a combattere le frodi online che sono, purtroppo, sempre di più ma comunque ha detto che prenderà in seria considerazione la possibilità di apportare qualche modifica. La sua proposta con tutte le modifiche del caso sarà presentata entro la fine del mese.
Tuttavia, se i rivenditori premono affinché questa proposta sia rivista, le associazioni dei consumatori sono del parere opposto chiedendo massima rigorosità e sostenendo che eventuali misure di sicurezza più robuste non dovrebbero pregiudicare lo sviluppo dell’ecommerce. Tuttavia le associazioni dei consumatori concordano con l’assurdità del limite dei 10 euro soprattutto se l’acquirente è ben noto al negozio. In questo caso, infatti, non servirebbero ulteriori sistemi di verifica.
Limite contestato anche dai legislatori che temono che un doppio sistema di sicurezza applicato anche alle micro transazioni possa pregiudicare il settore dei sistemi di pagamento veloci. I rivenditori preferirebbero un sistema chiamato Risk Based Authentication, cioè una piattaforma di autenticazione basata sul rischio, che prende in considerazione fattori quali la possibilità che il sito web del rivenditore riconosca l’indirizzo internet del compratore.
Il problema su cui si sta dibattendo con una certa vivacità è incentrato sugli standard tecnici della direttiva sui servizi di pagamento, una legge europea pensata per facilitare i pagamenti transfrontalieri e che entrerà in vigore il prossimo anno.