Un piano antiterrorismo che doveva restare segreto, carpito da Techdirt e poi diventato celebre come il progetto Clean it, esiste davvero e l’Edri (European digital rights group) lo ha reso pubblico, lanciando l’allarme su possibili abusi dal punto di vista della privacy. A quanto sembra, il testo introduce dei poliziotti del web che pattuglierebbero i social network in cerca di comportamenti pericolosi.
Il testo (PDF) catturato dall’Edri e ripreso da molti siti in tutto il mondo mette in cattiva luce tale piano europeo contro il terrorismo: al centro della questione, quel concetto un po’ scivoloso di volontarismo, che incoraggia l’autoregolamentazione delle società operanti in rete, già notato in alcune consultazioni pubbliche.
Non mancano idee, proposte, concetti decisamente discutibili, dalla necessità di utilizzare «solo immagini reali degli utenti», e nomi e non nickname. Politiche contro l’anonimato che sono destinate a fallire, se messe in questo modo. Forse intuendolo, in questo piano si dà molto spazio alle possibilità offerte dai filtri, insomma da controlli automatici, tracciabili, «che non diano la sensazione ai cittadini di essere censurati».
Secondo chi ha steso il progetto, il principio è il seguente:
Per gli agenti di polizia deve diventare legale pattugliare i social media. Questo implica un profilo, gruppi di utenti, inviare e ricevere messaggi sulla piattaforma. […] I fornitori di caselle di chat, servizi di posta elettronica, sistemi di messaggistica, social network, siti di vendita al dettaglio, VoIP, annunci, forum, devono avere sistemi di segnalazione.
Il progetto Clean It si basa dunque su pattugliamento e segnalazione. Ma di cosa? E con quali strumenti? La sensazione è che il piano sia un canovaccio uscito dai meandri degli innumerevoli tavoli politici europei di discussione sulla Rete (spesso bozze destinate al nulla). In questo caso una borsa di studio di 400 mila euro per un gruppo guidato da uno staff antiterrorismo olandese.
Joe McNamee, direttore generale della organizzazione per i diritti civili Edri, ha avvertito che il progetto potrebbe avere conseguenze indesiderate per gli internauti e punta il dito contro certi conflitti di interesse:
Non sono un terrorista, almeno fino a quando un poliziotto greco o estone non lo crederà accidentalmente. […] Gli incontri iniziali, con le loro discussioni senza direzione e male informate per risolvere il terrorismo online hanno visto principalmente la partecipazione di aziende di filtraggio, che hanno fiutato una interessante opportunità di business.
Il lavoro ha infatti prodotto una lunga serie di proposte che sembrano fatte apposta per costringere i colossi di Internet ad acquistare software di questo tipo, in barba a brevetti interni e soprattutto ad altri livelli ben più seri sull’argomento: non c’è paese che non abbia una lista nera dei siti terroristici e tutti sanno che oggi il vero obiettivo è il cosiddetto deep-web, la rete non indicizzata. La materia invisibile dell’universo cibernetico. Che con Facebook e Twitter non c’entra nulla.