Alle 18 ora italiana del 29 settembre, Edward Snowden ha salutato la rete social di Twitter con un breve «Can you hear me now?». La frase dice almeno due cose: che Snowden si rivolge a una platea e che forse pensava di essere troppo isolato, rinchiuso in una specie di bunker virtuale dopo la sua clamorosa denuncia della NSA americana e delle pratiche di sorveglianza globale. Essere però presenti su Twitter non è incongruente se si pensa al Datagate?
Fino ad oggi Snowden aveva interrotto il suo silenzio solo con interviste video. L’ex contractor per l’intelligence americana da tempo vive in Russia dopo una rocambolesca fuga da Hong Kong e il rifiuto di tutti i paesi occidentali di dargli asilo (per non irritare Washington). In questi ultimi due anni i contenuti etici della sua scelta, le conseguenze sulla sua vita, sono stati materia di milioni di articoli, centinaia di proteste di piazza, petizioni, persino un documentario vincitore di un Oscar.
Can you hear me now?
— Edward Snowden (@Snowden) September 29, 2015
La notizia di questa presenza social viene commentata su Intercept, il super blog che nasce proprio dal database Snowden gestito da Glenn Greenwald, uno dei primissimi giornalisti ad averlo incontrato e ad aver raccontato la sua storia (anche in un libro). Il suo portavoce e avvocato, Ben Wizner, assicura che Snowden in persona gestirà l’account, nato esattamente come ipotizzato durante un colloquio con l’astrofisico Neil deGrasse Tyson. Durante questa chiacchierata, Tyson ha chiesto a Snowden perché non avesse un account Twitter e gli ha proposto @Snowden come nome e proprio la NSA come primo following. Tentazione evidentemente irresistibile.
Migliaia di follower al minuto e bollino blu
Dal primo tweet al secondo, indirizzato all’astrofisico, è passato poco tempo, soltanto un’ora al terzo e nel giro di poche ore l’account ha prodotto sette tweet destinati all’amico e ha raccolto più di mezzo milione di seguaci. Il nome in realtà apparteneva già a qualcuno che però non l’aveva mai usato in tre anni. Così Twitter è stato contattato e ha accettato di rivolgerlo a Snowden stesso, certificandone l’identità.
Snowden si sente più sicuro?
L’adesione al Twitterverse dovrebbe stabilire una relazione più salda tra l’opinione pubblica e il discorso di questo whistleblower che ancora oggi finirebbe in carcere per tutta la vita se mettesse piede nel suo paese. Che questo sia un segnale di distensione? Oppure una spavalderia nei confronti dell’ex datore di lavoro? Forse Snowden ha meno paura, sente di poter avere meno timore per la sua incolumità e abbraccia un social network che con assoluta certezza viene monitorato dalla lunga mano dei servizi segreti?
Stando al mutismo di @NSAGov, che non ha risposto al following, si direbbe che il gesto simpatico è respinto. È anche vero che se tutto quello che dice Snowden è vero (e lo è, ormai le prove sono schiaccianti), la NSA non ha mai smesso di seguirlo e non ha bisogno di cliccare un bottone. O meglio, non quelli che pigiano le persone comuni.