La Electronic Frontier Foundation intende difendere un utente per difendere un principio: difenderà un utente Megaupload, ma con il fine ultimo di difendere un’idea del diritto che colpisca sì gli illeciti, ma che al tempo stesso non ostacoli anche gli innocenti. Secondo la EFF per tutelare chi non ha colpe è sufficiente un piccolo gesto di buona volontà. E ne chiederà pertanto l’autorizzazione in sede legale.
Secondo la EFF, infatti, una volta chiuso Megaupload sarebbero vari gli utenti e le aziende che hanno visto i propri dati “sequestrati” dall’FBI. Fermare Megaupload, infatti, non significa soltanto fermare una ben nota bolla della pirateria internazionale, ma significa altresì togliere importanti dati del tutto legali dalla disponibilità dei legittimi proprietari. La fondazione ha portato avanti la propria richiesta fin dalla prima ora, ricordando come Megaupload vada fermato pur senza creare ostruzioni a quelle che sono le forme legali per cui veniva utilizzato. L’FBI ha finora fatto orecchie da mercante, ma nel giro di pochi giorni i server Megaupload (gestiti dalla Carpathia Hosting) potrebbero essere definitivamente spenti ed i dati, quindi, definitivamente perduti.
La EFF difenderà gli utenti difendendone uno in particolare, il cui nome diventerà pertanto il simbolo della battaglia intrapresa: la fondazione difenderà in tribunale Kyle Goodwin, titolare di una azienda che si è trovato nel giro di poche settimane con un crash alla memoria locale e con i server di backup remoto fermati dallFBI. L’ultima copia rimasta dei video utilizzati per la promozione della sua azienda sono insomma sui server della Carpathia Hosting e se nessuno interverrà nel breve periodo il danno sarà grave. Kyle Goodwin si professa utente senza macchia e vuole solo e soltanto avere indietro i propri file poiché vittima incolpevole delle attività pirata di Megaupload e dell’azione di forza operata dalle autorità USA sui server del gruppo.
Per la Electronic Frontier Foundation la battaglia è importante soprattutto dal punto di vista simbolico. Riuscire a tutelare le ragioni di Kyle Goodwin significherebbe dare una nuova opportunità ad altri utenti, ma soprattutto significa imporre un preciso distinguo tra ciò che è legittimo e ciò che non lo è, a prescindere dallo strumento utilizzato. La EFF non muove una sola parola in favore dei pirati o di Kim Dotcom, né chiede il ripristino di Megaupload in qualità di servizio di hosting remoto: la fondazione intende soltanto porsi a difesa di chi è rimasto intrappolato in una situazione imprevista ed ora rischia di pagarne un conto salato.
Operare un distinguo simile, del resto, equivalerebbe ad una maturazione del concetto di pirateria, con analisi chirurgiche in grado di valutare caso per caso, file per file, ciò che è bene e ciò che è male.