Buone notizie per Amazon: la società statunitense ha infatti ricevuto il fondamentale benestare dell’Elettronic Frontier Foundation per il proprio browser Silk, introdotto dal gruppo all’interno del tablet Kindle Fire. Annunciato nelle ultime settimane, tale dispositivo permette di velocizzare la navigazione interfacciandosi direttamente con i server di Amazon, il che ha creato non pochi dubbi su eventuali violazioni della privacy degli utenti.
Qualora sia attivata la funzionalità in questione, infatti, ogni singola informazione richiesta dagli utenti durante la navigazione passa attraverso i server AWS del colosso delle vendite online, il quale ha di fatto tra le mani tutti i dati sulla rispettiva cronologia delle pagine web visitate. Dati, questi, che necessitano di essere trattati con assoluta cautela per non incappare in violazioni della riservatezza dei clienti. Il tutto, però, sembrerebbe essere assolutamente in regola dal punto di vista legale.
L’EFF ha infatti discusso con i vertici Amazon per fare luce sul funzionamento di Silk, la cui funzionalità di “accelerazione cloud” può essere facilmente disattivata dagli utenti. Anche nel caso in cui questa sia attiva, poi, nessuna informazione viene effettivamente trattenuta da Amazon: le connessioni sicure effettuate tramite protocollo HTTPS non possono essere filtrate (dunque le comunicazioni basate su SSL non possono essere accelerate mediante la nuvola), mentre quelle avviate mediante protocollo non criptato lasciano sui server informazioni mirate esclusivamente a fornire ad Amazon una base di dati limitata per tracciare semplici statistiche sull’utilizzo del browser, senza alcuna relazione con i singoli utenti.
Per garantire maggiore sicurezza, poi, l’interazione con i server AWS avviene mediante protocollo cifrato, motivo per cui Silk risulta assolutamente affidabile anche quando utilizzato all’interno di network Wi-Fi non protetti. In generale, insomma, l’EFF risulta soddisfatta dei dettagli forniti da Amazon, ma nonostante ciò restano da chiarire alcuni punti: conservando dettagli sulla cronologia di navigazione, infatti, la società statunitense potrebbe includere nel proprio database indirizzi di pagine web che potrebbero contenere al proprio interno informazioni utili ad individuare specifici utenti. In secondo luogo, evidenzia l’EFF, tale database potrebbe divenire nel tempo piuttosto attraente per le forze dell’ordine alla ricerca di nuove soluzioni nella lotta al cybercrime, motivo per cui Silk potrebbe rappresentare una minaccia sotto tale punto di vista.
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