Internet è stato uno degli argomenti più sbandierati di questo G8: durante gli interventi organizzati in quel di Parigi in occasione dell’importante evento, si è discusso di molti temi che accendono utenza, governi e operatori, quali ad esempio la protezione dei dati personali utilizzati da gestori e social network al concetto di copyright, ma si è parlato anche del giornalismo online. La domanda fondamentale che è stata esposta ad alcuni dei principali editori mondiali è stata: «la Rete uccide o rilancia i giornali?».
Il Web è una grande opportunità per il settore dell’editoria ed è considerato tale da tutti gli editori presenti all’eG8. Ha partecipato al summit anche Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo L’Espresso, invitato all’evento parigino ove ha avuto l’occasione di esprimere la sua posizione in merito: il pubblico di Internet ha continuamente bisogno di informazione, cresce in termini numerici e, sebbene tutto cambi, compresa l’industria dei giornali, la chiave per il successo nel campo del giornalismo sta nell’offrire contenuti originali, esclusivi. Secondo De Benedetti è inoltre necessario che «gli editori e gli altri operatori reinventino prodotti e servizi che coprono i bisogni di un pubblico molto più vasto che vive, lavora, comunica sulla Rete».
I giornali non moriranno a causa di Internet, poiché gli introiti che arrivano agli editori dalle pubblicità inserite nei contenuti digitali possono essere in grado di sostenere anche in cartaceo nel lungo periodo, ha spiegato Arthur Sulzberger Jr, amministratore delegato del New York Times.
In definitiva, in base a quanto è emerso al summit di ieri all’eG8, il settore sembra compatto e concorde nel fatto che l’informazione di qualità è il modo migliore per farsi strada qualunque sia la piattaforma di distribuzione utilizzata: Internet non vi fa eccezione, ma serve una autentica capacità di innovare e di sposare il lavoro tradizionale con il moderno approccio “social” ai contenuti. Se in passato la Rete sembrava poter essere il buco nero entro cui il giornalismo sarebbe caduto, oggi l’approccio si è modificato ed il dibattito è maggiormente costruttivo: si tratta di trovare il “come”, ma il “se” è ormai alle spalle.