No! Non si parlerà delle conferenze su SL o i video postati su Youtube da Di Pietro, e neanche si onorano tentativi mal riusciti di interagire con l’elettorato attraverso la rete dei nostri ministri!
Qui si parlerà di un’esperienza politica che attraverso il web 2.0 ha permesso di creare rete tra i cittadini e i loro amministratori, ha scavalcato tutti gli scalini intermedi e ha permesso, a chi lo desiderasse, di avvicinarsi all’aspirante premier.
Su Repubblica si apprendono i mezzi utilizzati dai politici danesi per fare la loro campagna elettorale: blog, Facebook, Myspace, Youtube.
Uno dei ministri non ha speso nulla in altri mezzi di comunicazione e ha lavorato solo esclusivamente attraverso la rete mentre l’attuale premier ha utilizzato Facebook per, diciamo così, “umanizzarsi”. Ha postato i suoi interessi, alcune foto, ha aggiunto qualche amico e ha organizzato una corsetta con altri 4000 ragazzi per andare poi a mangiare un kebab.
Tutto questo è di certo qualcosa che si discosta dai metodi canonici e a prima vista potrebbe far brillare gli occhi a chi non vede l’ora che il web sia integrato nei rapporti tra amministratori e amministrati.
Però non è tutto oro quello che luccica! Mezzi come i blog e i social network dovrebbero essere utilizzati per sviluppare uno dei principi fondamentali della Rete: l’interazione. Una persona, in quanto cittadino, ha bisogno di contatti diretti nei confronti dei suoi amministratori, non di certo per avere un amico in più. O peggio ancora per sperare in un lavoro da lui offerto. La discussione sulle questioni che quotidianamente si presentano in parlamento devono avere prima un riscontro tra i cittadini. È contro ogni logica di democrazia rappresentativa lavorare senza il feedback delle persone che si rappresentano, o con un feedback lungo un quinquennio.
La questione è molto intricata ma sembra che neanche paesi con una cultura più aperta alla trasparenza burocratica, all’utilizzo della rete, allo sviluppo della democrazia, abbiano compreso la direzione in cui andare!