La follia referendaria è entrata nelle case di tutti e ancora non ne è uscita. Come ieri si è fotografata la situazione precedente, oggi può essere interessante delineare la situazione online del day after:
- Internet è stata presa d’assalto, letteralmente. I server dei maggiori riferimenti italiani non hanno retto la calca ed alle 15.00 solo pochi privilegiati hanno potuto seguire i primi exit poll (con il senno del poi: non che gli altri si siano persi qualcosa). Repubblica.it e Rai.it, soprattutto, assolutamente irraggiungibili per ore con caricamento rallentato fino a tardo pomeriggio. Così La Repubblica spiega oggi quanto accaduto: «Raddoppiati gli utenti unici, più che triplicate le pagine. […] Un consumo di banda mai registrato in precedenza, con punte di tre milioni di pagine scaricate in un’ora. Fin dalla mattina, a seggi ancora aperti, l’audience online è risultata del cento per cento in più rispetto ai giorni consueti. Ma il picco vero si è registrato all’inizio dello spoglio, con i dati dei primi exit poll. […] Il consumo di banda internet ha raggiunto punte mai registrate prima in Italia, polverizzando tutti i record precedenti, primo su tutti quello per la diretta sulla morte di Papa Giovanni Paolo II un anno fa»;
- La ricerca sul web è stata monopolizzata (non solo a livello italiano) dalle elezioni. Da segnalare come tanto Technorati quanto Google News (versione americana) indichino il tema della bagarre elettorale come il punto focale della giornata. Google News, in particolare, raggruppa quasi 2000 articoli da altrettante fonti provenienti da tutto il mondo (ben poco cortesi, peraltro, con il caos elettorale vissuto nel nostro paese);
- Nei giorni precedenti il voto vari siti hanno iniziato ad ospitare campagne promozionali relative alle elezioni. Tali campagne sono scomparse 24 ore prima del voto, in ottemperanza al silenzio imposto a livello legislativo, nonostante il web non sia esplicitamente coinvolto dalla normativa. Vari partiti hanno affidato la propria campagna online a Yahoo Search Marketing e Yahoo Italia, dalla quale si vengono a sapere alcuni dettagli in merito: «a tutti i partiti Yahoo! Italia ha garantito le medesime condizioni di visibilità e di traffico ed ha applicato le stesse condizioni riservate agli investitori tradizionali. La formula prescelta da parte dei partiti è stata principalmente l’advertising online tabellare tradizionale, ma un paio hanno scelto il anche il keyword advertising […]». Qualcosa si muove, dunque, anche se appare evidente come i due poli abbiano fatto poco o nulla per sfruttare il web come ambito di informazione, come piattaforma di dialogo e come potenziale bacino (a conti fatti strategico) di voti;
- I sondaggi hanno fallito tanto online, quanto in tv, quanto fuori dai seggi. On-web, in-house o exit-poll, le valutazioni statistiche hanno tutte sbagliato con una costante che andrà valutata fin da subito per capire quale sia la reale attendibilità di tali ricerche e quale la causa della discrasia tra proiezioni e scrutinio. La rete non ne esce peggio di quanti a suon di fanfara hanno sciorinato dati in tv smentiti minuto dopo minuto durante l’apertura delle schede;
- La diretta tv di SkyTg24 ha brevemente affrontato la questione internet ed è toccato a Marco Montemagno ricordare come i due duelli televisivi abbiano completamente ignorato la tematica del web. Nelle ore successive al voto gli schieramenti hanno interpretato in vario modo il comportamento dell’elettorato giovanile, ma i cenni ad una nuova cultura ed a un nuovo modo di approcciarsi al mondo sembrano essere stati completamente al di fuori dell’analisi diffusa. Anche per il futuro, dunque, Internet avrà di che faticare per imporre il proprio verbo nell’Italia degli exit poll, dell’incertezza, delle maratone tv e delle schede da contare e ricontare.