Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale per l’elezione dei membri delle Camere, partiti e candidati nutriranno sempre maggior tentazione nei confronti di tutti gli strumenti facili (ed a volte gratuiti) per contattare i potenziali elettori e proporre una volta ancora il proprio programma, il proprio simbolo, il proprio nome, le proprie promesse ed il proprio appello al voto. Tuttavia le regole per le elezioni e la propaganda elettorale sono chiare ed il Garante per la Privacy le ricorda a tutti anticipando l’ondata di fine campagna elettorale: un apposito provvedimento è stato pubblicato su Gazzetta Ufficiale dettagliando cosa si potrà e cosa non si potrà fare da qui al prossimo 24 febbraio, data in cui si chiuderà la campagna elettorale e si apriranno i seggi.
Le email saranno come sempre uno degli strumenti più dibattuti poiché la pervasività del mezzo, la facilità nella raccolta di indirizzi e la gratuità degli invii configura la chiocciolina come uno dei riferimenti più ghiotti per la propagazione del verbo dei candidati. A tal proposito, però, il Garante per la Privacy è stato estremamente chiaro: in generale nessun invio è autorizzato se non è disponibile il previo consenso del destinatario della comunicazione. Ciò implica il divieto fermo ed assoluto di azioni di invio massivo di email verso destinatari che non hanno autorizzato la ricezione delle stesse: il tutto andrebbe a configurarsi come spam ed i diretti interessati dovrebbero in seguito fare i conti con normative e sanzioni concernenti la regolamentazione della posta indesiderata.
Dettaglia il Garante:
È necessario il consenso per particolari modalità di comunicazione elettronica come sms, e-mail, mms, per telefonate preregistrate e fax. Stesso discorso nel caso si utilizzino dati raccolti automaticamente su Internet o ricavati da forum o newsgroup, liste di abbonati ad un provider, dati presenti sul web per altre finalità.
Ogni regola ha però alcune eccezioni, a cui ogni cittadino dovrà pertanto fare attenzione:
Continuerà ad essere obbligatorio raccogliere il consenso per poter usare i dati degli abbonati presenti negli elenchi telefonici, i quali dovranno quindi preventivamente manifestare la loro disponibilità a ricevere questo tipo di telefonate. Sono utilizzabili, sempre se si è ottenuto preventivamente il consenso degli interessati, anche i dati relativi a simpatizzanti o altre persone già contattate per singole iniziative o che vi hanno partecipato (es. referendum, proposte di legge, raccolte di firme).
Chiunque abbia concesso i propri dati a partiti o candidati, insomma, potrebbe ora essere fatto oggetto di email per il richiamo al voto nel caso in cui si fosse (volontariamente o inavvertitamente) concessa specifica autorizzazione.