La regola parla chiaro, ha una sua logica e ha i suoi limiti. Non ha deroghe, ma è aggirata in modo elementare. E la regola è quella per cui, nei giorni antecedenti alle elezioni, non è possibile divulgare pubblicamente un sondaggio politico poiché la divulgazione stessa potrebbe influire in modo deviante sulle sorti del risultato delle urne. In occasioni delle elezioni 2014, nella fattispecie, la regola è così stabilita:
A partire dalle ore 24 di venerdì 9 maggio 2014 e fino alla chiusura dei seggi elettorali, è vietata la pubblicazione dei sondaggi, ai sensi dell’articolo 8, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28
La regola nasce con una finalità meritevole: salvaguardare l’integrità del pensiero dei singoli, evitando di inquinarne il ragionamento a mezzo di dinamiche sociali non sempre controllabili e raramente sane ai fini del giusto risultato elettorale. L’effetto “bandwagon” è infatti noto, così come il suo contraltare “underdog”: un partito in recupero tenderà a recuperare più velocemente a seguito dell’entusiasmo seminato dal trend, mentre al tempo stesso un partito in calo tende a perdere ancor più consensi a seguito dell’effetto che porta cautelativamente a scendere dal carro di chi va verso una possibile debacle.
La psicologia del singolo viene quindi deviata da una dinamica collettiva di cui il sondaggio si fa portatore, più o meno sano: un sondaggio mal comunicato o mal condotto potrebbe pesare eccessivamente sulle sorti della tornata elettorale, e per questo motivo la legge ne vieta cautelativamente la diffusione a partire da 15 giorni prima dell’apertura delle urne. L’auspicio della legge è quello di poter proteggere il pensiero dei singoli, rendendo quanto più sereno possibile l’avvicinarsi al voto. La curiosità è però più forte delle cautele e l’avvento del Web ne ha offerto uno strumento difficile da arginare: i sondaggi clandestini, pubblicati online anche durante i giorni del divieto e mascherati ad arte per evitare di incorrere nelle sanzioni previste a rigor di legge.
I sondaggi clandestini
I sondaggi clandestini sono privi di qualsivoglia certificazione e reale credibilità, dunque si presentano con scarsa attendibilità e nessuna garanzia sulla reale portata statistica di base. In questi casi non è però la statistica a supportarne l’attendibilità, quanto l’affidabilità della fonte e la storia dei precedenti: spesso e volentieri questo tipo di sondaggi si è avvicinato al risultato più spesso e meglio rispetto a sondaggi di ben più alto rango, dimostrando come nel marasma degli ultimi giorni della campagna elettorale sia più facile parlare con la pancia che non con la scienza.
Interpretare un sondaggio clandestino può essere se non altro divertente, poiché è una paradossale commedia nella quale nessun personaggio è realmente chi dichiarato, nascondendo così in modo trasparente la realtà che si vuol rendere nota. Il caso di YouTrend, ad esempio, vede la situazione politica mascherata dietro fantomatici giochi di palazzo in Vaticano, ove cardinali, arcivescovi e camerlenghi si inseguono in una corsa fatta di punti percentuali:
Ma veniamo ai numeri, quelli di un istituto di studi religiosi fra i più quotati a livello nazionale. Il giovane e impetuoso cardinale fiorentino, in carica da circa tre mesi a Roma come decano del Consiglio dopo la parentesi da capo della diocesi di Firenze, è ancora in testa, ma non sembra in grado di coagulare intorno a sé il consenso di cui altri vaticanisti lo accreditavano fino a pochi giorni fa, e sembra rischiare la sorte di quel tale che, entrato Papa in conclave, ne uscì cardinale. Si ferma infatti a 32 vescovi, un risultato onorevole e superiore a quello portato a casa dal bonario monsignore piacentino lo scorso anno, ma più deludente di quello del Conclave generale del 2008.
Subito alle sue spalle, non accenna a scemare il fiato sul collo dell’esuberante camerlengo di Genova, sospinto dal crescente sostegno dei fedeli che affollano le processioni nelle maggiori piazze italiane: secondo il vaticanista di cui si sono stati riferiti i conteggi, i vescovi pronti ad appoggiare il porporato dallo stemma episcopale a cinque stelle sarebbero ben 29, quattro in più di quelli che gli avevano assicurato il proprio voto al Conclave di febbraio 2013.
Simile il caso di NotaPolitica, che racconta storie di corse clandestine di cavalli a colpi di scuderie e tempi di giro:
L’onnipresente Fan Faròn spinge subito Fan Idòle su ritmi che neppure il fondatore della scuderia aveva mai raggiunto. Il rallentamento in dirittura d’arrivo è quasi fisiologico, insomma. E il tempo di 34,5″, anche se leggermente inferiore a quello fatto registrare una settimana fa, resta da record. Alle spalle di Fan Idòle, Igor Brick tenta la clamorosa rimonta ma senza troppa convinzione. Il cavallo pentastellato sa benissimo che all’Ippodromo San Giuliano non ha alcuna chance di vittoria, così dopo il primo giro si limita a controllare la situazione per portare a casa la medaglia d’argento. Igor Brick chiude comunque in 25,5″, un secondo netto meglio rispetto all’ultima corsa in terra giuliana.
Sondaggi, app e divulgazione
Scenari Politici non nasconde i propri dati ma li chiude all’interno di una dinamica blindata: account personali, in taluni casi a pagamento, consentiranno il libero accesso ai sondaggi pur inibendone di fatto la licenza alla divulgazione: eventuali divulgazioni saranno dunque sanzionate a carico del divulgatore, ma non colpiranno chi, con modalità colme di scrupolo, compie un semplice lavoro di rilevazione e monitoraggio senza contravvenire al divieto di “pubblicità” dei dati.
Già noto il caso di PoliticApp (per App Store e Google Play), servizio promosso da SWG e già approvato da AGCOM dopo gli iniziali attriti: l’applicazione potrà continuare ad offrire sondaggi anche nei giorni antecedenti il voto, ma tra le clausole del servizio è messo in evidenza il divieto alla pubblicazione dei contenuti a cui si è avuto accesso: la violazione non sta infatti nel possesso dei dati stessi, ma nella loro trasmissione pubblica.
Il contenuto del Servizio viene erogato in conformità a quanto disposto dall’art. 8, Legge 22 febbraio 2000, n. 28 (“Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie per la comunicazione politica”), che stabilisce il divieto di rendere pubblici o, comunque, diffondere sui mezzi di comunicazione di massa i risultati di sondaggi demoscopici sull’esito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto degli elettori nei quindici giorni precedenti la data delle votazioni.
Le informazioni veicolate attraverso il Servizio dovranno essere utilizzate in via esclusiva nel rispetto delle previsioni contenute nel presente disclaimer. Nessuna parte delle informazioni e/o dei dati inviati attraverso il Servizio potrà essere riprodotta in qualsiasi forma né con alcun mezzo, ad eccezione di quanto espressamente concesso ed autorizzato dal presente disclaimer.
E poi c’è il paradosso dei confini: se la legge italiana vieta la divulgazione dei sondaggi, in realtà qualsiasi sito oltre confine può pubblicare qualunque cosa senza limite alcuno. Basta pertanto spostare l’occhio su Ticino Online per trovare un sondaggio pubblicato in pieno periodo di divieto, ma tutto ciò senza violazione alcuna: il sito deve rispondere alle leggi svizzere e non certo ad una vetusta normativa italiana formulata in ossequio a quello che era il ruolo di radio, giornali e tv, ignorando in toto la nuova realtà del Web.
Sondaggio clandestino, istinto e autodifesa
Sono dinamiche psicologiche molto intime quelle che portano un votante ad informarsi sull’andamento di una campagna elettorale a colpi di sondaggio. In passato è noto quanto la divulgazione dei sondaggi sia diventato un mezzo invece di essere un fine: il sondaggio si è tramutato in leva di fascino, strumentalmente sbandierato in caso di bisogno o opportunamente silenziato in caso di necessità contraria. L’effetto sull’elettorato indeciso (crescente) è infatti fortissimo, risultando in più di un caso decisivo sulle sorti del voto.
Le dinamiche sociali sono molto differenti da quelle private, poiché le dinamiche di gruppo regolano i comportamenti in modo differente dalle dinamiche in solitaria. Non è un caso se il voto è segreto e intimo: si vota soli, nel silenzio dell’urna, dietro una tendina che mette alle spalle il mondo e isola il votante con sé stesso e le proprie convinzioni. La serenità dell’avvicinamento all’urna è però altrettanto importante, poiché il voto collettivo ha significato vero e profondo solo in proporzione alla capacità di garantire ai singoli di votare quanto più al di fuori delle influenze sociali e quanto più in comunione con le proprie singole necessità e convinzioni.
Tutto ciò è però pura teoria ed è invece un dato di fatto il bombardamento di messaggi e pulsioni che il votante riceve fino alla soglia dell’urna. Una legge vieta addirittura ai candidati di sostare nei paraggi del seggio, poiché la loro presenza potrebbe influire sulla psiche del votante nei momenti immediatamente antecedenti al momento in cui la matita si posa sulla scheda. Nell’epoca degli smartphone e dell’always-on la teoria del voto perde ulteriormente di significato, istinto e autodifesa aprono ulteriormente le porte ai fenomeni sociali che inquinano l’intimità vera del seggio e la bontà dei risultati (che non coincide comunque con la loro legittimità) si allontana ancor di più da quello che è il valore teorico che le normative auspicano.
Il voto ai tempi del Web
Il sondaggio clandestino, così come il sondaggio privato su app o il servizio online a pagamento, sono soltanto espressione di una dinamica sempre più confusa e sociale, dove la pressione dei partiti e della propaganda va ben oltre un limite che nel frattempo si è fatto sempre più labile e indefinito. La sacralità del seggio va sfumando assieme alla progressiva fusione tra vita privata e vita sociale, dove il privato è sempre più condiviso e il sociale è sempre più addentro al privato.
Una reale consapevolezza di tali elementi potrebbe ripristinare l’alto significato del diritto al voto, la sacralità del gesto, l’autotutela dei votanti e il recupero dell’importanza di tale passaggio. C’è però molta strada da fare, perché la realtà racconta tendenze che vanno in tutt’altra direzione, con un orizzonte fatto di selfie, astensionismo, populismi di ogni colore e forte senso di distanza tra persona e istituzioni.